Nati attorno al 2009, gli Yes Daddy Yes danno l’impressione di non aver ancora trovato la propria forma definitiva. O almeno: davano, perché è in uscita Go Bananas, un disco che loro stessi definiscono “semplice” ma che suona piuttosto convincente. Con influenze power pop, e marginalmente punk, e un suono piuttosto compatto, la band di Agropoli ha alle spalle un paio di lavori e diversi concorsi vinti.

Go Bananas è stato registrato alla Kasataié recording di Daniele Amoresano, che ha contribuito sia come produttore sia come musicista al disco. La line up attuale degli Yes Daddy Yes è composta da : Paolo Coppola, Fabio Mitrano, Andrea Benevento, Enzo Della Torre e Giuseppe Mondelli.

Yes Daddy Yes traccia per traccia

Con un atteggiamento power pop piuttosto marcato e ampie dosi di chitarra, il disco prende il via, grazie a Noah, più fresca nella prima parte e più martellante nel finale. Day Before Weeding gioca con assonanze british e piccole svisate di chitarra.

Cori a cappella per l’introduzione di Between Mind and Body, che poi procede con il cantato corale in un’atmosfera del tutto vintage e anche beatlesiana per certi versi. Monkey See, Monkey Do mantiene la calma per quanto riguarda la voce ma mantiene anche alto il livello del volume, con molta chitarra.

Modernize si qualifica per un drumming piuttosto marcato e per qualche inclinazione romantica (ancora beatlesiana, direi io ultraquarantenne, ma c’è sempre la possibilità che si tratti di lezioni beatlesiane filtrate attraverso gli innumerevoli gruppi che da loro hanno preso spunto nel corso degli anni).

C’è maggiore potenza in Sermonize, ma si tratta sempre di potenza gentile, con un cantato dagli accenti malinconici. Leave ‘em allarga gli orizzonti sonori, con un drumming molto articolato e la chitarra che prova a giocare con volumi ed effetti, ottenendo una delle canzoni più strutturate del disco.

Tastiere a vista in Tearful, che presenta toni sommessi e un’atmosfera autunnale, salvo poi iniziare a fare rumore nella seconda parte della canzone. La penultima canzone del disco è una cover di Imagine, per lo più acustica e corale (e diciamo che con la questione delle influenze beatlesiane e lennoniane dovremmo aver chiuso il cerchio): il confronto con un mostro sacro di queste proporzioni è effettuato con leggerezza, regalando una versione originale a un classico che potrebbe sembrare immutabile. Si chiude con Inner Freak, dolce e notturna, in cui la vena malinconica della band trova la propria espressione più completa.

Buona prova degli Yes Daddy Yes, che con questo disco non rinunciano alla propria radice power pop ma accolgono anche altre utili influenze. E la cover di Imagine, fatta con originalità e tatto e non con pedissequa reverenza, aiuta a capire molto della personalità della band.

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