È uscito nei negozi tradizionali, in digital download e su tutte le piattaforme streaming Pitagora pensaci tu, il nuovo disco solo guitar del chitarrista e compositore calabrese Renato Caruso, che venerdì 3 agosto, alle ore 21.30, tornerà a esibirsi a Crotone in occasione della serata “Tra Pitagora e Pino Daniele… tutta n’ata storia”, organizzata dallo Sporting Club G. Manzulli nella suggestiva location di Do’mmilio, la terrazza sul mare a ridosso dei resti del tempio di Hera Lacinia (Viale Magna Grecia, 3). Abbiamo rivolto qualche domanda al musicista.
Direi che il titolo dell’album merita una spiegazione, per cominciare…
Per due motivi: per omaggiare la mia città, Crotone, dove Pitagora si trasferì a 40 anni per poi fondare la scuola pitagorica e tante altre meraviglie. Il secondo motivo è perché fu uno dei primi musicologi, colui che si interessò alla musica come scienza facendo numerose scoperte e forse un po’ mi ritrovo in lui, avendo una formazione sia scientifica che musicale.
In quale contesto e con quali premesse nasce il tuo nuovo album?
Spero che questo album possa aprire un nuovo mondo musicale per me visto che mi piacerebbe scrivere colonne sonore quindi la prima cosa che mi auguro è che possa aiutarmi a realizzare questo mio piccolo sogno… Certo, è un rischio fare un disco solo musica, ma credo fortemente ancora nella bellezza della musica indipendentemente dal genere.
Hai scelto due cover molto nobili e famose. Puoi motivare le tue scelte?
Ho fatto una cernita di numerosi brani che avevo sul mio Mac e ho scelto quelli che più rappresentavano una sorta di mini colonna sonora. Le cover sono Quando di Pino Daniele e Tears in heaven di Eric Clapton, Beh, Pino è sempre stato il mio Maestro Nascosto, sono cresciuto con le sue canzoni e Quando rappresenta un buon punto di convergenza tra armonia, melodia e testo. Tears in heaven l’ho scelta perché ha fatto sempre parte di me nei miei concerti e la trovo di una bellezza sconvolgente.
Sei citato come inventore della “Fujabocla”, un nuovo genere musicale che mescola il funk, il jazz, la bossa nova e la classica. Per quanto possibile a parole… Ce lo vuoi raccontare?
FuJaBoCla è l’acronimo di Funk, Jazz, Bossa, Classico, i generi musicali che rappresentano le diverse influenze culturali musicali del mondo. Ne mancano sicuramente altre come il rock, il pop, che non tratto in quanto suonare FuJaBoCla porta più che altro ad un pop contaminato che partendo dall’Europa coinvolge i suoni dell’America settentrionale e latina.
Queste influenze riflettono i cambiamenti sociali e culturali che stanno avvenendo oggi nel mondo. Credo che il mondo sia dominato da idee di vario colore, ormai fuori casa si trova cultura cinese, pakistana, indiana, giapponese, marocchina, brasiliana e così cambia anche il nostro modo di agire, di pensare, di interpretare. Anche le nostre abitudini primarie sono cambiate, non molto tempo fa avevi la scelta di vari ristoranti italiani e pizza, ora tutto è cambiato, è diverso, trovi cucina giapponese, cinese, marocchina, indiana, greca e tutto quello che vuoi.
Tutto ciò sta portando ad un cambiamento, spesso inconsapevole, del nostro pensiero. È quello che succede anche nella musica di oggi, si arriva ad un traguardo che è la poliedricità del ritmo, della melodia, dell’arte musicale in generale. FuJaBoCla ha una buona base classica, credo che nel principio delle cose si ha sempre una buona dose di cultura classica, così come Einstein ad un certo punto della vita si mise a studiare la matematica classica per capirne segreti ed errori, anche io mi sono proposto di mettere una buona dose di musica classica nel mondo della musica.
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