E’ uscito il primo album ufficiale del Reparto Numero 6: diciotto canzoni che riassumono la produzione del cantautore vercellese Samuele Dessì. Samuele Dessì  si esibisce tutte le domeniche in piazza Castello a Torino (anche d’inverno) e si racconta così: “Samuele Dessì ha vissuto nella cantina di casa sua per parecchio tempo. Se il Repartonumero6 fosse un animale sarebbe un Ratto alto 12 metri”.

Le sue canzoni raccontano storie, sono invenzioni in bilico tra realtà e immaginazione. Brani di cantautorato rock-folk, caratterizzati da un universo lirico ispirato dalla letteratura di autori come Anton Cechov (da un racconto del quale è tratto il nome del gruppo).

Reparto Numero 6 traccia per traccia

Si parte da A volte questa vita, che balla su ritmi gypsy con una verve che fa pensare però anche al cantautorato italiano (può capitare di fare paragoni con il primo Renato Zero).

Più pacifica e folk (in senso angloamericano) Bruno, che include anche il pianoforte. Ballata sommessa basata sulla trama fitta della chitarra, ecco poi Canzone semplice.

I tempi cambiano convoglia le nostalgie in una canzone piuttosto ricca di rancore e alcol. Cieca fede e viltà racconta storie di strada, e risulta inevitabilmente acida, rinforzata anche da suoni sintetici.

Si va sul tropicale e sul quasi romantico con Portami un daiquiri, mentre Eri mia indugia un po’ su qualche malinconia, ma senza mai piangersi addosso. Rotta verso dove sei torna a un umore più giocoso, anche se con una certa rabbia di fondo espressa soprattutto con il cantato, mentre le sonorità fanno pensare al Tom Waits più fantasioso.

I beoni si aggira nei vicoli, dove si ballano danze sudamericane, raccontando fitto storie un po’ trucide e ambigue, ma riuscendo anche a sollevare lo sguardo al paesaggio completo.

Ci sono ironia e dolcezza all’interno de Il pagliaccio, scelta come singolo e arricchita dalla chitarra elettrica. Il discorso sospeso si inoltra in altre dissertazioni sui rapporti interpersonali, con qualche pizzico di swing e un po’ di teatralità.

Il principe Aragone guarda alle fiabe dell’Est, mentre con i suoni ci si colloca tra Waits e Vinicio Capossela. L’ultimo inganno frequenta di nuovo ambienti sordidi e li descrive con una certa vividezza e anche un po’ di ansia.

Si balla un po’ con Marta, canzone in equilibrio precario, molto ruvida e con tastiere viaggianti. L’atteggiamento rancoroso si propaga fino a Se ti va. Sesto reparto si inoltra nei meandri della mente (malata), con un andamento schizofrenico che torna a influenze di tipo gypsy.

Testa di cane è una storia alimentare precaria, come precario è il percorso di vita dell’album, con qualche richiamo a Rino Gaetano ma anche con aperture melodiche sorprendenti. Si chiude con La semplice equazione, tra musiche quasi ottimistiche e amarezza nel testo.

Se la storia umana di Samuele Dessì può suscitare tutto un ventaglio di sentimenti, anche concentrandosi unicamente sulle sue canzoni è impossibile non trovarle interessanti, consistenti, ben scritte, ricche di vita.

Se ti piace il Reparto Numero 6 assaggia anche: Vito Valencia

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