Rickson, “La macchina del tempo”: recensione e streaming

Anticipato dal singolo Luce, La macchina del tempo è il disco con cui Rickson fa il proprio esordio ufficiale. Dodici canzoni che appartengono a un determinato periodo della sua vita, in cui ha cercato di raccontare come vede le cose che lo circondano, come percepisce le emozioni.

Queste canzoni parlano di amore, di sesso, delusioni, solitudine, ricordi, malinconia e di momenti difficili ma alla fine c’è sempre la speranza che lega tutto. Rickson pensa che il tempo nella sua vita sia stato sempre un elemento fondamentale con cui fare i conti con il passare degli anni. Ha imparato a convivere e capire che “aspettare il momento giusto” lo ha aiutato a prendere le scelte giuste nel suo percorso.

È un disco malinconico, psichedelico e sognante, un vero viaggio di 12 canzoni, introspettivo e temporale. Una fotografia di un determinato periodo di riflessione personale, sulla vita, sui rapporti con le persone, ma con balzi temporali verso il passato per trovare e cercare di risolvere gli errori e il futuro dove si cerca per di più la luce, la speranza. Anche musicalmente l’obiettivo era quello di fare un viaggio nel tempo, prendere ispirazione da un certo tipo di suoni e di musica psichedelica di fine anni ’60 e portare tutto in questo periodo storico aggiungendo pochi ma mirati elementi che rendessero il tutto più moderno e adatto alle storie delle canzoni

Rickson traccia per traccia

Il disco si apre con Luce, che è anche stata scelta come singolo: un albeggiare graduale, con i suoni che arrivano con calma ma danno già prova di una tensione crescente. La luce è presenza ma anche metafora di ciò che sta per arrivare, con accelerazioni che sanno di dream pop. Il finale si apre e si illumina definitivamente.

Si ragiona di tempeste improvvise in Sembra tutto perfetto, che allinea battiti e ritmi incalzanti, a trasmettere un po’ di ansia ma anche cercando, nel contempo, di tranquillizzare. La malinconia si impadronisce invece, senza particolari compromessi, in Tutto ciò che ho, che affronta i silenzi e i vuoti di una relazione finita e rimpianta.

Lavora sui bassi Dove nessuno è mai stato, che si apre un po’ per volta a profili pop, con molti colori e con le tentazioni di un ritorno indietro nel tempo evidentemente impossibile, anche se la speranza non sembra volersene andare.

La ricerca della felicità è al centro delle sensazioni di Qualcosa di diverso, placida e malinconica, con qualche coro che allarga l’orizzonte. Poi la seconda parte del brano si fa più movimentata e punteggiata di ritmi e di chitarra.

Si arriva a metà disco con La via del ritorno, che ha ulteriori vibes rock, ma anche qualche piccolo riferimento beatlesiano, prima di sfociare su soluzioni elettriche. Si torna al lato oscuro con In cerca di niente, che ha toni più pessimisti anche se i suoni rimangono luminosi.

Le vibrazioni si fanno psichedeliche e vintage in Una volta ancora: “troppo sangue è uscito/senza alcun motivo”. C’è un po’ di stupore nel raccontare ciò che succede a prescindere la propria volontà, ma ancora una volta le percussioni arrivano a restituire nerbo e a irrobustire il futuro.

Storie indelebili e dinamiche spaziali contraddistinguono Viaggio sulla Terra, che è alla ricerca della soluzione dei misteri, senza per questo perdere di vista la propria totale irrilevanza. Le idee psych si fanno più concrete in Prigione, che ha ritmi serrati ma anche momenti meditativi molto più rallentati.

Illusioni e rilassamento investono i prodromi di Nonostante tutto, che ha sviluppi sonori quasi progressive, anche se anche i Beatles del White Album tornano altrettanto alla mente.

Il disco si conclude con Cosa pensavi fosse l’amore, che ha un passo rallentato ma cadenzato e che apre a dubbi e domande, probabilmente destinate a rimanere senza una risposta certa. Finale strumentale potente e molto articolato.

Esordio assolutamente eccellente per Rickson, che allinea i suoi battiti e le sue emozioni in un disco completo, consapevole, ricco di contenuti e con un’ottima scrittura. Un suono coerente e appagante, lontano dalle mode senza essere passatista, per un album fresco, vivo, coinvolgente e di alto livello.

Genere musicale: dream pop

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