Dieci anni di attività ma anche una lunga ricerca della formazione giusta alle spalle: i Dealma hanno già evocato comparazioni importanti, e sono chiamati a una conferma con il nuovo Ritual, tre anni dopo l’esordio con 13.
Un certo eclettismo di fondo permette alla band, un quintetto voce-chitarre-basso-batteria-percussioni, di affrontare generi molto differenti, con l’intervento di qualche dose di elettronica.
Si parte con l’introduzione morbida di Thousand Reasons, che lascia però presto spazio a un cambio di marcia e al corpo della canzone, molto più robusto e già con la voce di Giuseppe Mura in grande evidenza.
Premonitions accoglie qualche influenza funky in un apparato che parte in modo piuttosto minimal ma che si arricchisce di sensazioni man mano che il discorso procede (da notare anche un intervento recitato in stile Thriller).
Apertura di percussioni in Vital Stones, con scintillii elettronici a fare riscontro a un sound ruvido e con la sezione ritmica in attività fervente.
Fluida e movimentata DSS, che sfrutta cori e un tratteggio molto corposo di chitarra per un pezzo hard rock che però ha caratteristiche piuttosto eclettiche.
Beliefs Valley invece sembra maggiormente scolpita nella pietra, anche se la fantasia non abbandona mai i brani della band: qui in particolare emergono tratti teatrali, presenti anche in altri pezzi del disco.
Si parte all’oscuro con Ritual, che però accende il motore con gradualità, arrivando a esplosioni di un certo livello nella seconda parte della canzone.
Intro piuttosto grunge e accelerata per Seasons, tra le più aggressive e dirette del disco. Love Without Mouth abbassa per la prima volta i toni per davvero, pur senza spegnere del tutto il motore. Si chiude con Another Passenger, che torna ad accelerare, con buone dosi di chitarra.
Prova molto corposa e fresca, per i Dealma, che riescono a canalizzare la propria energia offrendo scenari differenti per le proprie canzoni. Il risultato è un disco molto ricco e completo.
