Ron Gallo, “Peacemeal”: recensione e streaming
Ok, non è proprio proprio italiano. Ma ormai ci siamo affezionati a Ron Gallo, che pubblica il nuovo disco Peacemeal, un miscuglio di generi tra cui hip-hop, r&b, weird pop, jazz e punk. Nonostante le sonorità siano cambiate da disco a disco, e ancora di più con questo, il senso di umanità, di humor e una visione del mondo eccentrica è il punto in comune di tutta la musica di Gallo.
Questa volta vediamo un Gallo libero da aspettative, esplorando la musica nuovamente con un fascino quasi infantile e suonando personalmente quasi tutti gli strumenti, con l’assistenza del produttore Allen (Gnarls Barkley, Animal Collective). Scritto in una situazione simile a quella in cui si sarebbe ritrovato il mondo un anno dopo: l’introversa, isolata prospettiva che è diventata stranamente universale.
Ron Gallo traccia per traccia
Con un titolo che probabilmente letto giusto evoca demoni, (Uoy Dniheb Flesyn) Eidh fa da intro, ma è Hide (Myself behind you) ad aprire effettivamente il disco con un po’ di oscillazioni che sanno di psichedelico, con una morbidezza molto vintage pop.
Atmosfera che si propaga fino a raggiungere Wunday (Crazy after dark) che sa un po’ di Beck e che introduce sottili cori femminili a fare contorno a un pezzo sensualetto e rilassato.
Idee vintage anche per il lentone Please don’t die, con qualche bizzarria inserita nel tracciato di una ballata molto riverberata.
Saturday Pt.1 è una sorta di intermezzo/talking blues/strofa rap un po’ malinconica. Ecco poi Easter Island, un’Isola di Pasqua ovattata ma con possibillità di esplorazioni geografiche almeno teoriche.
Nuovi cori e giro di basso intenso per A Plate in my Honor, su cui Gallo appoggia un cantato/rappato/declamato abbastanza intenso.
Si completa il discorso sul sabato con una più ritmata Saturday Pt. 2. Richieste di amicizia un po’ psichedeliche quelle che regala Can We Still Be Friends?, che sa di notturno e di pista da ballo antica.
Aggettivo che quest’anno si è utilizzato piuttosto spesso, Cancelled!!! usa tre punti esclamativi ma ha una base sonora piuttosto minimale per consentire un po’ di divagazioni lungo la propria strada.
You Are Enough apre ancora con cori abbastanza angelici e poi si muove lenta con i synth che sfarfallano di lato. Il disco si chiude con morbidezza e sax su All the Punks are Domesticated (demo version) che si allunga mollemente a fornire un congedo coerente con il resto del disco.
Tante pillole ma anche qualche stranezza in meno rispetto al solito, per un Ron Gallo comunque ispirato e forse più maturo. O forse anche lui, cappellino e tutto, è stato influenzato dai tempi non proprio felicissimi che stiamo vivendo. Non che ne emerga un disco “pensoso”, ma frizzante in modo diverso, questo senza dubbio.
Genere musicale: alternative
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