Rosso Marte, “Ciao Freud”: recensione e streaming
Già anticipato dai singoli Godi e persevera e Abbandonati alle cose, esce il primo disco dei Rosso Marte, un ep dal titolo Ciao Freud. Il titolo descrive in maniera ironica il distacco dalla psicanalisi classica, perdendosi nei meandri del subconscio umano, vissuto con un viaggio sonoro che prende di petto l’ignoto, affrontandolo e uscendone a testa alta nella maniera più autentica e genuina possibile.
Ciao Freud contiene cinque inediti, registrati a fine marzo dello stesso anno presso il Crinale Lab, uno studio/laboratorio immerso nella natura romagnola che rispecchia l’anima analogica di questo primo lavoro. Luogo fortemente voluto dal duo romano, per l’approccio, l’etica e la gestione, al di fuori del caos cittadino, dove il processo creativo si evolve naturalmente scandito dall’alba e dal tramonto, dai pranzi e dalle cene in comunità con la squadra del crinale, dove si crea subito un’atmosfera familiare.
Il primo lavoro dei Rosso Marte suona in questa maniera, con amplificatori degli anni Sessanta, riverberi a molla e percussioni fatte di catene e lamiere. Registrato quasi tutto in presa diretta, lontanissimi dallo spirito dell’home-recording che oggi è così popolare. Il sound però si colloca nei nostri tempi: effettistica moderna, fuzz taglienti, batteria asciutta e potente aprono le porte a un viaggio introspettivo, un pugno allo stomaco, un turbinio di sana disperazione romantica.
Le tracce di Ciao Freud sono state scelte tra circa dieci composizioni che la band ha messo su dal primo lockdown del 2020 fino alla fine del 2021. Musicalmente distanti tra loro, con influenze dal folk al blues, dallo stoner al grunge. Oltre a essere state scelte come canzoni meglio rappresentative del gruppo romano, i brani hanno un filo conduttore nei testi, che esprimono in gran parte il concetto di lasciarsi andare, di accettare la vita, affrontando però i propri conflitti interiori in maniera attiva, con grinta, per agire e cambiare le cose. Un rituale per esorcizzare il torpore moderno che non ci appartiene più, per riprenderci il nostro tempo, fuori dai cliché propinati dai media e dalle multinazionali che ci vedono come numeri e consumatori, allontanandoci sempre più dall’essere umani.
Rosso Marte traccia per traccia
Si parte piano con L’Amore è una merda, asserzione non priva di validità ma di certo non molto ottimistica: la parte morbida e malinconica dei Rosso Marte prende il sopravvento nelle prime battute, per poi lasciare spazio a un rock quasi psichedelico. Il cerchio si chiude con un finale tranquillo ma non pacificato.
Godi e persevera è un’esortazione che si fa anche cavalcata elettrica piuttosto rovente, senza perdere un battito del pessimismo e del fatalismo romano che pervade i testi della formazione.
Anche più cupa e più elettronica Abbandonati alle cose, che anzi esorta a non arrendersi, con suoni plastici. Molto più dirette e sostanzialmente metal le sonorità di Surrealismo Sinistro, che al contrario si fa simbolica nel testo.
Si termina il discorso con il fatalismo e crudo di A Guardare la Morte, nota decisamente cupa ma anche esplosiva per chiudere l’ep.
Originali e piuttosto potenti, i Rosso Marte partecipano al risveglio collettivo della chitarra con un contributo significativo e molto personale. I cinque brani non sono sempre perfetti ma sono portatori di una ricchezza di contenuti molto significativa e degna di attenzione.