rovere, “11 case”: recensione e streaming
Il tempo che scorre e che porta con sé ricordi e cambiamenti è al centro del nuovo album dei rovere, intitolato 11 case. Non mancano le sonorità pop a cui la band bolognese ci ha abituati nel corso degli anni, ma condite da nuove consapevolezze e da un’inevitabile maturità acquisita tipica del diventare adulti. Così i rapporti, le esperienze, le emozioni diventano case: sentimenti che abitiamo, persone che ci abitano, mentre le chiavi sembrano sempre essere nella tasca sbagliata.
Il nostro nuovo disco, ’11 case’, è uno dei progetti di cui andiamo più fieri. Abbiamo iniziato a lavorarci molto tempo fa e strada facendo, sono cambiate tante cose. Abbiamo conosciuto tantissime persone che hanno deciso di realizzare questo album con noi, scritto in tantissimi modi e situazioni… ma anche cambiato tante cose nella nostra vita e quotidianità. Diciamo che è successo di tutto.
E questo processo è anche il perfetto esempio di quello di cui parliamo in ’11 case’. Il tempo passa, cambia tutto, neanche te ne accorgi. Poi di colpo ti volti e lo noti. Cambiano i luoghi, le persone, le sensazioni. Ti ritrovi poi a cercare di analizzare come sia successo e cosa trovarci di positivo e di negativo. Ma spesso rispondersi è quasi impossibile. Dentro questo disco c’è un po’ questa parte insicura di noi, spaventata sia dal passato che dal futuro, ma carica per affrontarli
In mezzo a questo viaggi emotivo incontriamo anche Divi, presenza inaspettata e gradita che riesce ad aggiungere graffi al risultato finale, e svegliaginevra che regala un tocco in più.
rovere traccia per traccia
Adesso che ho trent’anni / la mia vita è come quella degli altri
A fare gli onori di casa è passanti, che ha il compito di aprire la porta, farti sbirciare dentro e lasciare che tu abbia il tempo di ambientarti alla tua nuova condizione di trentenne. Un po’ di amarezza, neanche troppo velata, fa ben intendere che anche se il tempo sta passando come un ladro portandosi via quel che eravamo la voglia di cantare non sembra abbia intenzione di andarsene.
Vorrei ogni giorno una faccia diversa / e che la tua rimanesse la stessa
Un sogno lucido, quello descritto in fase rem, tra magia e realtà, tra possibile e assurdo, ma con sempre al centro il desiderio di vivere quante più emozioni possibili. La voce di Nelson, frontman del gruppo, accompagna per mano in questo via vai di emozioni a occhi chiusi, verso un’isola che non c’è lambita da quelle favole che, quando te le racconti, poi alla fine stai meglio.
Ora una casa non mi serve / ho un tatuaggio sulla pelle
La title track 11 case abbraccia quel che è stato, accoglie quel che sarà e vive un presente in cui la confusione somiglia allo smarrimento di non trovare le chiavi in tasca. Gli anni che passano sono ancora al centro della narrazione, questa volta con un po’ di nostalgia.
Hai rotto le scarpe a forza di camminare / quello che cerchi è ciò da cui scappi
Con FUORI ROTTA inizia a farsi strada anche un po’ di possibile, quello che impedisce di soffocare in un quotidiano che sembra essere sempre uguale a se stesso. La strada sterrata non è quella di chi canta, ma somiglia comunque a quella che tanti di noi hanno conosciuto, prima o dopo. Allontanarsi da ciò che fa male anziché accanirsi è, d’altronde, forse l’unica via possibile per guarire sul serio.
E tutto il mondo ora è mio ma non vale se rimango solo io
k.o. è la fine di una storia, tra tavoli ribaltati e silenzi che urlano tutta la loro frustrazione. La presenza del ‘ministro’ Divi nel ritornello dà un bello schiaffo mentre ascolti distrattamente, inconfondibile per chi lo conosce e senza dubbio una piacevole nuova scoperta per un eventuale pubblico più giovane. Anche il sound si adegua alla presenza rockettara, lasciando vagamente da parte il pop più spinto ascoltato finora.
Mi prende male sopportare il weekend / socializzare per scordarmi di te
Comincia dal ritornello overthinker, come a voler ribadire che dimenticare, almeno per il momento, non è possibile. Insonnia, inadeguatezza e bisogno e voglia di lasciarsi e di lasciar andare. Non importa dove, in fondo.
Mentre giravi il mondo io ci giravo attorno
Talvolta bisogna prendere coscienza che gli stronzi siamo noi, e forse diventare grandi vuol dire proprio raggiungere questa consapevolezza. A modo loro, i rovere raccontano questo sentimento complesso in fermo immagine, in cui una relazione non riesce a decollare perché non vogliamo di più da quella persona che, invece, ci considera insostituibili.
La vita è meno incasinata quando non sei qui / ma è un’autostrada senza gli Autogrill
L’amore sa anche essere uno stupido classico, in cui qualcuno fa finta di sbagliare strada solo per incontrare qualcun altro. Sogni e dubbi che si schiantano a centotrenta chilometri all’ora e che incredibilmente riescono a non farsi alcun male… Almeno, non subito, non finché si resta insieme.
Forse sai che alla fine di tutte le strade / ci siamo noi con le maglie abbinate
Secondo feat. dell’album, ecco arrivare svegliaginevra sulle note di forse sì forse no. Convincente connubio di voci che intrecciano anche litigi e scazzi di una coppia che ancora non ha ben chiaro il confine ma che senza dubbio sa di non volersi dimenticare.
Speriamo solo che con tutti gli autobus pieni / so già che me la farò a piedi
In karma l’umore ondeggia insieme al synth, tra finali spoilerati di relazioni che sappiamo già come andranno a finire e speranze di redenzione. Le sfaccettature della coppia sanno avere più sfumature del grigio, e quelle di un’abitudine da scardinare talvolta sono le più difficili da decifrare.
Forse è passato tanto / troppo tempo / e ti ho cercata al parco / ma ora è un parcheggio
via delle fragole, la traccia che chiude l’album, esiste davvero, in quel di Bologna, ma tutti ne abbiamo avuta una, in qualche momento, in qualche luogo. Si cercano ricordi in mezzo alle strade, ricordi che non passano mai perché appartengono a momenti che ci hanno visti felici, anche se inesorabilmente cambiano i contorni di ciò che ci circonda. Una chitarra inaspettata alza i toni sul finale, celebrando la fine, con tutto ciò che dolorosamente si porta appresso.
Il tempo passa per tutti, e a volte riesce anche a insegnare qualcosa: i rovere stanno, senza ombra di dubbio, imparando a fare i conti con una nuova consapevolezza, senza perdere quel che sono stati in grado di costruire in questi anni e continuando a coltivare la loro anima pop.