Made in Veneto è il nuovo e settimo album dei Rumatera (fuori ovunque per La Grande V). In questo album la band mostra tutta la sua personalità nelle sue diverse sfaccettature, goliardica e leggera ma anche seria e impegnata. 
 

Il messaggio che vogliamo dare con “Made in Veneto” è che, in Veneto e in Italia, ci siamo anche noi e la gente che vede le cose come le vediamo noi. Troppo spesso, chi non vive nella nostra regione, ha un’immagine molto parziale e distorta del Veneto e dei suoi abitanti. Passiamo per ricchi imprenditori snob, gente poco ospitale che si crede migliore degli altri. Noi non ci riconosciamo in questo stereotipo e in questo album esprimiamo il nostro punto di vista, come ce la viviamo noi insomma, con ironia, amore, e voglia di far festa.

I “tosi de campagna” infatti hanno uno spirito inclusivo sono persone semplici ed empatiche che amano scherzare e fare festa ma che sanno anche darsi da fare per portare avanti le cose in cui credono. Noi crediamo nella potenza del mondo che raccontiamo, quello dei paesi di provincia che sopravvive nonostante la globalizzazione, nella sincerità delle espressioni dialettali che usiamo nelle canzoni, nella genuinità della gente che vive ancora a contatto con la terra e con i suoi ritmi.

Rumatera traccia per traccia

“Celebra” in qualche modo la terra d’origine il punk in dialetto di Made in Veneto, title track del disco che apre i discorsi con un brano molto irruente ma anche con un po’ di malinconia di fondo.

Tatuajo parte con una telefonata per prenotare un tatuaggio, lasciando spazio a una canzone ironica ma anche piuttosto pop, quasi in stile 883.

Si va sul metal/stoner per ribadire a larghi tratti che i ragazzi hanno il Cuco Duro. Si rimane in ambito rock con Semo ancora qua, altra celebrazione della propria capacità di resistenza.

Influenze tipo Blink (ma anche tipo Jovanotti) emergono in Camponogara, ballata nostalgica e piuttosto commossa. Incongrua e decisamente fuori luogo Fossimo nati a Napoli, che prende in giro i luoghi comuni partenopei, facendo leva su un sottobosco che è difficile non definire razzista.

Ae medie è una canzone nostalgica e quasi romantica nei confronti del primo rapporto orale. Battiti techno e suoni metal con Simbaweda. Anche Cueatte se la balla ma su ritmi più dance per celebrare un clima da festa.

Stavo pensando a che cosa detesto di più dei dischi in dialetto e in effetti mi viene in mente pochissimo. Cioè ok le radici, la cattiva percezione del Veneto in Italia, la battaglia contro gli stereotipi (che si combatte dicendo che in Veneto si beve tanto e prendendo in giro i napoletani? Boh). Però è tutto veramente necessario? Questo per quanto riguarda i miei personali pregiudizi.

Dopodiché è oggettivo che i Rumatera siano capaci di suonare, sappiano anche variare di genere e di suono e che, dopo sette album, abbiano raggiunto una consapevolezza di potenzialità e limiti. Il disco farà sicuramente felice la fan base del gruppo.

Genere musicale: punk, pop

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