Russo Amorale, “Europe”: recensione e streaming
Europe è l’album d’esordio di Ugo Russo, in arte Russo Amorale, pubblicato da Esagono Dischi, con la produzione artistica di Stefano Riccò (Altre di B, Frankie Magellano).
Russo Amorale gioca sui paradossi linguistici e geografici, fedele alla sua doppia identità francese e italiana. Il titolo stesso dell’album può essere interpretato in vari modi: trattasi del sostantivo al singolare in francese o in inglese oppure di uno straniante plurale italiano che potrebbe quindi indicare la possibilità di diverse Europe.
Come recita Russo Amorale nella title track dell’album (cantata in francese): “Questa sera accartoccerò la mappa d’Europa per riavvicinare le città dei miei amori sparpagliati”. Versi da cui, tra l’altro, prende spunto la copertina dell’album. Massimo Zamboni (CCCP/CSI) ha apprezzato e sostenuto sin dall’inizio il progetto di Russo Amorale, dando preziosi consigli in fase di produzione e sottolineando l’originalità dei testi e del cantato.
Russo Amorale traccia per traccia
Si parte da Wildfires, in versione italiana, incipit d’attacco e movimentato che fa subito capire che questo non sarà un album tranquillo.
La conferma arriva subito: L’Emergenza di emergere è un brano che mescola suoni e umori, arrembando talora e frenando, con un sapor mediorientale che si scontra con le corde della chitarra.
Si rallenta con Qui s’y frotte s’y pique, ballad acustica (ma non esclusivamente acustica), che ha sentori di desert rock e di film western.
Ecco il singolo e title track Europe, tutta in francese, che parla di mappe e di viaggi (ti ricordi, quando si poteva viaggiare?) con un piglio un po’ rabbuiato.
Poi si va a rimestare in Acque torbide, grattata e molto da crooner, con qualche deriva in senso Waits/Cave. Ma non che con Galileo, tutta in inglese, si cambi molto atmosfera, anzi l’aria si fa anche più affilata.
Titolo e refrain in italiano ma testo in francese per Ma l’amor mio non muore, che cita un film del 1913 (ma anche un libro sulle culture alternative del ’71), con pianoforte, melodia e una certa sofferenza.
Alberto Neri è un allegro ritratto di un profanatore di cimiteri, che ha qualche retrogusto alla Jannacci, ma molto più dark.
Voce e chitarra, principalmente, su I ritorni, canzone che vibra forte e che si rimette in pista verso Orienti non troppo lontani ma comunque evocativi.
Il disco sostanzialmente si chiude con la marinara e psichedelica Le mie vele, che fornisce una coda elaborata e sofferta al lavoro. Segue la riproposizione in inglese di Wildfires.
Esordio molto intelligente e interessante per Russo Amorale, che racconta e movimenta un pugno di canzoni forti e di sapore intenso.