Salmo, “Flop”: recensione e streaming

La provocazione parte dal titolo: Flop, il nuovo album di Salmo, all’anagrafe Maurizio Pisciottu, scongiura il pericolo di fare cilecca già nei primi giorni dopo la pubblicazione. Senza troppa fatica il rapper sardo ha conquistato il primo posto nella classifica globale di Spotify tra gli album usciti il 1° ottobre, ottenendo anche il decimo posto nella classifica dei singoli con Kumite. Flop arriva a tre anni di distanza da Playlist, a pochi mesi dal concerto gratuito a Olbia senza distanziamento e mascherine che ha sollevato non poche polemiche (e il cui esito giudiziario deve ancora vedere la fine) e da quello galleggiante nel Golfo di Cugnana, nel rispetto delle normative anti contagio. Un’estate in cui l’artista ha fatto conoscere la sua insolenza anche a chi non lo ha mai ascoltato, e che ora inevitabilmente si ritrova con le 17 tracce del nuovo disco tra le mani e nelle orecchie.

Flop, così come Salmo, è destinato a dividere: le prime recensioni e i primi commenti si dividono tra entusiasti e delusi, tra chi si aspettava qualcosa di più simile agli esordi e chi abbraccia la capacità di spaziare tra i confini di genere, strizzando l’occhio alle classifiche e ottenendo facilmente il permesso di salire.

L’artista racconta di fallimenti, di contraddizioni, di paura e di fama, cercando di capire se davvero i parametri con cui si giudica il successo possono essere considerati rappresentativi di una qualche forma di bellezza o se, più semplicemente, sia un viaggio a cavallo delle apparenze.

In Flop la musica è suonata, è pensata per esplodere dal vivo, abbraccia elettronica e chitarre, si ammorbidisce e riporta in alto il flow, trasportando chi ascolta su una montagna russa di sensazioni. Non mancano ospiti illustri nelle varie tracce: il tridente Marracash, Gué Pequeno e Noyz Narcos accompagna Salmo in altrettante tracce, mentre la voce eterea di Shari, stella nascente del panorama italiano, sospende per un attimo lo scorrere del tempo sulle note de L’angelo caduto. Il titolo della canzone richiama la copertina di Flop, in cui Salmo è ritratto nella posizione dell’omonimo quadro di Alexandre Cabanel, che ritrae Lucifero nel momento della caduta dal regno dei cieli. Lo sguardo triste e sfidante allo stesso tempo, il fallimento e il desiderio di rivalsa, il desiderio di spiegare la propria versione, per quanto bizzarra sia.

Salmo traccia per traccia

Dimmi dove vai quando ti addormenti / porta l’autocertificazione, i documenti 
Antipatico riprende dove Playlist si era interrotto: una serie di rime e citazioni che vanno a colpire in tutte le direzioni, sparando a volte a salve e a volte no, ma sempre con l’intento di far saltare dalle sedie. Il ritmo si alza in fretta, preparando chi ascolta a quello che verrà. C’è il ritorno sulla traccia che cita la prima produzione di Neffa, ci sono le autocertificazioni, c’è la rima classica che piace e rassicura i fan della prima ora.

Sai che aver tutto fra non conviene / liberato dalle catene / sembrava impossibile invece mi sento bene
Lo stupore di riuscire a rimanere se stessi nonostante il successo e l’acclamazione popolare stanno al centro di Mi sento bene. Incubi, aspettative, paura di morire, e la consapevolezza che le strategie di marketing non sempre sono la risposta. Liberato dalle catene, Salmo riesce a trovare la dimensione, a mostrarsi col suo giramento di palle, con le sue contraddizioni e con il successo di sentirsi bene nonostante tutto.

A nessuno frega più un cazzo della musica /siamo diventati il sottofondo di un podcast, un balletto per Tiktok
Io non sono come te, io non sono un Criminale: il ritornello della terza traccia di Flop è un non troppo velato messaggio per le politiche che nell’ultimo anno e mezzo hanno messo in secondo piano (per non dire nel dimenticatoio) la musica e chi la fa. Chi vuole suonare diventa quindi un poco di buono, qualcuno che va contro la legge? Che si tratti di una difesa per il concerto senza autorizzazioni dell’estate appena trascorsa o di un messaggio di denuncia fine a se stesso, il pezzo funziona. Salmo canta, la sua voce è la protagonista insieme al gioco di basso e batteria e che colpisce e affonda.

Lo sai chi mi fa paura? Le farmacie / somigliano alle chiese, hanno cambiato il nome / in fila come se fosse la prima comunione
Noyz Narcos accompagna Salmo in questo salto nel drama: uno dei pezzi più crudi, che non lasciano nessuno al calduccio nel suo ripostiglio, spettinando con un flow che può definirsi real classic shit, spegnendo una sigaretta dentro al cervello di chi ascolta.

Manderò una foto dall’inferno con la scritta “no filter”
In trappola, la quinta traccia, è legata inevitabilmente a quella successiva, divisa in due per evidenziare il problema e la ricerca della soluzione. Cerco un’anima e trovo solo un corpo, vado in psicanalisi e mi serve un TSO, arrotolato nella tasca del diavolo: il disagio è evidentemente segno di un esaurimento nervoso, di un’incapacità di riuscire ad accettare un mondo che non somiglia a quello di cui avremmo bisogno. La potenza di Salmo e del suo lato oscuro accompagna, quasi senza interruzione, fino al pezzo successivo.

Sono tanto così dall’impazzire / ma ci vuole tempo a diventare pazzo / qui mi sento in trappola, fatemi uscire
Marracash arriva in soccorso: La chiave giusta è sempre l’ultima del mazzo, la soluzione non è mai facile da trovare, soprattutto quando si cade molto in basso. Il contributo del buon Marra è come sempre impeccabile, rimette a posto chi si sente arrivato e ancora impallidisce di fronte a chi il successo e il talento lo domina, non cerca solo di sfiorarlo.

Stanotte ho perso le chiavi, un biglietto sul parabrezza / vuoi qualcuno che ti ami o che lenisca le insicurezze?
Del risultato incredibile sulle piattaforme streaming di Kumite abbiamo già parlato. Per quanto sia un pezzo che apre le porte ai sentimenti, tra rappato e cantato, per quanto sia il miglior testo tra quelli proposti da Salmo, il risultato si appiccica in testa, con le sue rime e la ricerca di una crescita reciproca e non solo di un’ancora di salvezza. Il Kumite è una delle componenti dell’allenamento nel karatè, il cui obiettivo è quello di far elevare entrambi i praticanti, e non solo la vittoria nel combattimento.

Tutto sommato sei tu sommato a te stesso / ci metto il cuore e l’intelletto fino a che non mi costringeranno a premere il grilletto
Il basso 808 violento, la blasfemia un po’ più che sfiorata, la scoperta che Salmo si è rotto il cazzo: Ma che ne so martella e aumenta i battiti, rivendicando l’essere artisti senza dover rispondere alle domande e alle incursioni che arrivano dall’esterno.

Tu su di me giura / l’unico salvatore che conosco è il mio venditore 24 ore
Terzo, ma di certo non ultimo, il feat. con Gué Pequeno, YHWH. Il sound da club, la fede in chi fa esplodere il mic, sentirsi il nuovo Yahweh. La fede è nella mente dei reclusi, mentre nel mondo il vero salvatore è chi ti sta accanto nel momento del bisogno, di qualsiasi bisogno si parli.

Se non senti più i sapori puoi leccarti le ferite / fai uno shot di acquavite
Hellvisback 2, il ritorno del successo di ormai cinque anni fa. La base fa ballare in una pista di qualche decade fa, mentre la simulazione dell’inconscio che è diventata l’esistenza scorre piena delle sue menzogne. Se avessero ragione i matti nella loro visione del mondo, e il manicomio in cui abbiamo vinto una vacanza insieme ci vedesse belli e addormentati?

Mollami oh! È un po’ colpa tua questo clima di merda /ho letto il tuo libro La Bibbia e alla fine ho capito che parla di guerra
Una lettera aperta A Dio, un rock blueseggiante che sa di prigione polverosa. Non sono un infame, canta Salmo, mentre cerca qualcuno per cui valga la pena pregare, nel mare di difficoltà in ci si trova a nuotare.

Apro il sepolcro col piede di porco poi stappo una boccia festeggio il ritorno / che Salmo è riapparso dal lato più oscuro e stavolta vi sveglia la mente dal sonno
Una resurrezione che si prepara a esplodere live e a far andare, come titolo vuole, Fuori di testa il pubblico. Mentre si segue l’acido della musica che colpisce ma non fa male, Salmo festeggia il suo ritorno, sopravvissuto all’autodistruzione e al bisogno di star male.

Vedova nera in preda alle emozioni / con la ragnatela di conversazioni 
Marla indica, nel gergo americano, la ragazza dei sogni, quella che torna sempre come karma e che illumina la stanza con la sua presenza. Parla d’amore senza essere troppo romantico, senza lasciar comprendere se Marla è una presenza o una speranza. Il calare di tensione accompagna fino alla traccia successiva.

Tu sei la canzone che non so scrivere / ricordati di me per sorridere
La voce di Shari ti mette le mani nelle viscere, ci rovista dentro e poi se ne va con la stessa delicatezza con cui è arrivata. L’angelo caduto è il brano più intenso e più sofferto di questo Flop, che diventa sempre più grande a mano a mano che le tracce si susseguono. Il collegamento con la copertina e con l’opera del 1868 è la chiusura del cerchio, mentre con tutta la potenza del dolore promette di restare accanto nonostante tutto.

Er successo nun fa rumore quanno sale eh, quella è solo la musica dell’ascensore. Er rumore lo fa quanno precipita frate’, come una cometa de merda, dentro la tazza der cesso.
Vivo è il monologo scritto e interpretato da Josafat Vagni dedicato al fallimento, al Flop, elemento imprescindibile delle vite di ogni artista. Ma la vita continua anche dopo il fallimento, anche dopo il biasimo, sei ancora vivo e puoi urlare vaffanculo.

Per la gente che spera siete il vento io la bandiera / fino a ieri frate tutto apposto poi si secca l’inchiostro
Flop, annunciato dalla fine della traccia precedente, arriva forte e chiaro. Lo sfogo di Salmo corre su chitarra elettrica e drum machine: il tentativo è quello di allontanarsi dalle logiche di vendita e mercato e di cantare e suonare quello che gli pare. Successo o fallimento, ansia di pubblico e giornalisti, e polemiche senza fine.

Mi hai convinto che se l’orologio è finto / ma sai non è questione di tempo / è che fra ci vuole ritmo
Il Flop si compie con l’ultimo pezzo, Aldo Ritmo: interamente figlio di Salmo per testo, musica e produzione, entra in testa in pochi secondi e resta lì a farti battere il tempo.

Flop è un disco figlio di uno dei momenti più bui di Salmo, che in qualche modo ha intrappolato tra le barre il dolore per poi riversarlo dall’alto delle classifiche sulla testa di chi non ha saputo apprezzare. Non so dire se sia tra i suoi album migliori, strizzando qua e là l’occhio a ciò che è stato e aprendo la porta ad altre dimensioni. La sola certezza è che le aspettative sono state ribaltate, e le date dell’estate 2022 sono fissate: domenica 3 luglio allo Stadio Comunale di Bibione (VE) e mercoledì 6 luglio allo Stadio San Siro di Milano. E che ci si arriverà cantando a memoria buona parte dei testi di questo Flop.

Genere musicale: hip hop

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