Sanremo 2021: Cronache dal Divano – prima serata

Polemichette striscianti; conferenze stampa un po’ surreali tipo quella di Ibrahimovic; classica lettera alla stampa di Achille Lauro; Irama sospeso per il contagio di un membro dello staff e sostituito da Noemi; purtroppo la scomparsa di Claudio Coccoluto; il ministro Franceschini che annuncia (non casualmente oggi) lo stanziamento di 50 milioni a favore del comparto della musica; tre volanti della Polizia che inseguono una scatenata Orietta Berti nella notte ligure: benvenuti a Sanremo 2021.

Noi di TRAKS l’anno scorso eravamo lì, nella folla festante fuori dall’Ariston, a goderci il Festival e le tante manifestazioni collaterali, a scattarci selfie e a sbirciare il passaggio delle star, ad applaudire Diodato e a chiederci dove fosse Bugo, mentre Pelù borseggiava signore in platea. Poi è successo quello di cui forse avete vagamente sentito parlare quest’anno e così abbiamo deciso di fermarci per un giro e di seguire la manifestazione distanziati, ognuno a casa propria.

Così siamo qua, Chiara e Fabio, a commentare e battibeccare sulle performance festivaliere. E anche a giocare a Fantasanremo, regolarmente iscritti ognuno con la propria squadra. Quella di Chiara conta su Willie Peyote, Max Gazzé, Bugo, Giò Evan e Aiello. Quella di Fabio sceglie Colapesce/Dimartino, Lo Stato Sociale, Coma Cose, Malika Ayane, Orietta Berti.

Facciamo fast forward su introduzione, Fiorello, retorica (che a dire il vero non è neanche esagerata), applausi finti. Lo faremo spesso, soprattutto quando c’è Ibrahimovic sul palco (con 20.000 lire il mio falegname faceva battute migliori).

Chiara: Io Sanremo lo aspettavo. Come aspetti che venga a prenderti la mamma fuori da scuola. Come aspetti Babbo Natale il 24 dicembre, ma anche i mesi prima. Tipo il Piccolo Principe, comincerò a esser felice già dal giorno in cui escono i testi su TV Sorrisi e Canzoni. L’ha detto Amadeus: la normalità è una cosa potentissima.
Fabio: Lo so che tu sei un’ultrà del Festival. Io faccio finta di essere scettico, ma alla fine mi diverto.
Chiara: Mi aspetto di vedere look discutibili, di sentire stonature, di vedere emozione e smarrimento sui volti degli artisti in gara. Di incazzarmi con la giuria demoscopica, che sempre riesce a fare l’esatto contrario di quello che sarebbe sensato. In linea con l’attuale situazione socio-culturale nazionalpopolare
Fabio: Partiamo dalla gara dei giovani, che come al solito sono giovani soprattutto sul piano teorico. Che dire di questi ragazzi? Non ho ancora capito perché ultimamente la parte conservatrice sia delegata soprattutto a loro.
Chiara: Avincola mi ricorda Giorgio Poi.
Fabio: Avrei detto Calcutta, comunque è una nostra vecchia conoscenza.
Chiara: Folcast mi piace moltissimo.
Fabio: Lo dici solo perché dirige l’orchestra Rodrigo D’Erasmo.
Chiara: No, ha la giusta faccia da sfigato caruccio.
Fabio: Gaudiano che passa il turno al posto di Avincola mi piace quasi quanto gli Eugenio in via di Gioia fatti fuori subito l’anno scorso. S’era portato anche il pallone da casa. In complesso qualche guizzo dai giovani, ma niente di che.
Chiara: Guizzo? Quale guizzo? Sembravano imbalsamati!
Fabio: Come sei drastica. Colpa dell’emozione! Ecco Diodato. Un po’ di retorica nella presentazione ma ci sta. L’emozione è intatta, magari la performance non pulitissima ma funziona tutto a dovere.

Sanremo 2021: Comincia la gara dei Big

Fabio: Arisa raccoglie i capelli in un tubo e canta una canzone di Gigi d’Alessio. E viene da chiedersi perché. Mette in mostra la voce ma lo stampo del pezzo è proprio antico.
Chiara: Ma sì, arraffa un pezzo neomelodico con gli artigli laccati di rosso, e lo rende assolutamente presentabile. Peccato per il troppo e il troppo poco a contrasto, quasi da sembrare una scazzottata.


Fabio: Tocca a Colapesce e Dimartino, che aprono la sezione “indie”. E non sto a dire quanto mi hanno rotto le palle le polemiche tutte giornalistiche sul fatto che questo indie non è più indie eccetera: non ci possiamo mettere d’accordo e capire che si tratta di una definizione super-genere, tipo “pop”? Comunque ascoltiamo un po’ di Musica leggerissima, che ci fa bene.
Chiara: Allegri ma non troppo, abiti ton sur ton e piacevolmente anni ’80 con pattinatrice improvvisa sul palco che ti fa guadagnare i primi punti al Fantasanremo.
Fabio: Ok il ton sur ton, ok i punti, ok anche la ballerina e i ritmetti danzerecci ma i ragazzi me li immaginavo più performanti. Però la canzone ha l’aria di guadagnare con ulteriori ascolti. Ma tocca già ad Aiello.
Chiara: Non so se il Fantasanremo prevede punti se si indossano tacchi e si urla “Sesso e ibuprofene”, ma il mio Aiello dovrebbe vincerne moltissimi. Urla, ammicca, sputa fuoco come un dragone mediterraneo in crisi mistica. Aiello mi piace, se non si fosse capito.
Fabio: Spiace dirlo, perché spiace, ma se regge così fino a sabato è fra i favoriti. E tu ce l’hai pure in squadra.
Chiara: Ecco Michielin-Fedez. Che bella la Franci.
Fabio: Loro superfavoriti. E si direbbe giustamente: giusta la canzone, giusta l’interpretazione della Michielin, giusto il nastro a tenere le distanze, ma anche l’abbraccio finale. Mi chiedo solo perché Fedez per una canzone così.
Chiara: Perché piace a tutti, anche a chi odia tutto quello che è uscito dopo il 1999.
Fabio: A tutti, tranne che al Codacons. Intermezzo Berté in vista a Sanremo.
Chiara: Respect.
Fabio: Tranne che per le farfalle nei capelli.
Chiara: Se fossi la Bertè forse farei peggio.
Fabio: Peggio di Figlia di non credo, ma comunque ecco servito il nuovo tormentone dell’estate 2021. Tempo di Leonardo/Max Gazzé.


Chiara: Cosa vinco con lui vestito così?
Fabio: Non saprei, devo controllare. Comunque, anche se lui si ama a prescindere, la canzone mi ricorda Sotto casa. Quasi un’autocover.
Chiara: Comunque è un genio.
Fabio: Ma questo è indubbio. Noemi ci fa tornare sul classico, vestita un po’ da lampadario.
Chiara: Mah pensavo peggio anche lei. Posto che mi piace solo quando scrive chi mi piace. Quindi forse non mi piace.

Achille e le lacrime di sangue

Fabio: Comunque Sanremo non è veramente iniziato finché non sale sul palco Achille Lauro. Qui introdotto da schermi.
Chiara: Ha spennato Colapesce e fatto a scaglie Dimartino e travolge sul palco tra lacrime di sangue, rossetto à la Thoiry blu metallizzato, velo di mistero. Trasmette più in silenzio che cantando, continua a mandare vibrazioni e a veicolare pensieri, che negli anni continua a essere la sua dote più grande.
Fabio: Fai bene a citare Thoiry: quando lo ascoltavi all’epoca ti saresti mai immaginata un’evoluzione del genere? Io temevo che ormai, obbligato sempre a stupire, potesse esagerare o sbagliare qualcosa. Ma si dimostra sempre all’altezza, soprattutto visivamente.
Chiara: Se avessi un euro per ogni volta che ho sentito dire “Che figo Lauro” da gente a cui lo avevo nominato e aveva storto il naso, sarei milionaria e avrei donato tutto ai lavoratori dello spettacolo.
Fabio: Ti va riconosciuto, oggettivamente. Anch’io ero fra gli scettici e mi hai convertito. Anche se tutti parlano di Bowie, Renato Zero e Cavalieri dello Zodiaco, la citazione visiva è chiaramente e dichiaratamente glam, zona Marc Bolan e T.Rex. Ecco Madame.
Chiara: I commenti di sgomento maggiore sono per lei, che arriva scalza e di paillettes vestita, fa quello che ci si aspettava facesse e lo fa molto bene.
Fabio: Eh sì. Poco rap, poco trap. Anzi ha una canzone-canzone, che gestisce con sufficiente polso, benché sia un po’ incasinata. Certo perché vada di moda vestirsi da lampadario quest’anno non lo capisco. Ecco i Manieriskin, pardon, i Maneskin. Vestiti d’ordinanza, molto rock e molto convinti, a me sembrano sempre quelli che recitano nella parte della rock band nelle serie tv.
Chiara: Questa la troveremo ovunque. Radio pubblicità metropolitana. Case libri auto ecc. Forse meglio di tutti finora. Meglio per ciò che si aspetta la gente demoscopica, almeno.
Fabio: Di nuovo esageri, però pensavo peggio. Anche a giudicare dai peluche sventrati per cavarne le pellicce. Ghemon torna a Sanremo e anche stavolta veste con una certa libertà, diciamo così. Poi si butta in un pezzo un po’ alla Neffa, abbastanza divertito.

Sanremo 2021: cronache dal divano

Chiara: Sai che canterò questa domani? E di solito non porta bene a Sanremo ma in classifica sì.
Fabio: Be’ poi me lo dirai. Ma stanno arrivando i Coma_Cose, che tra l’altro ho anche in squadra.
Chiara: Non so se sono più belli o più bravi. California ti fa sentire giusta anche quando ti senti a metà, lo scambio di sguardi emoziona anche chi immagina ancora le feste con i cani nei centri sociali. E invece siamo a Sanremo, all’Ariston, vestiti di rosso.
Fabio: Freschi e carini. Riducono i giochi di parole rispetto al solito e fanno anche ondeggiare (come la California) scalando velocemente la classifica del gradimento. Annalisa colpisce l’occhio senza ritegno, rischia di far salire i punti di chi l’ha scelta al Fantasanremo ma alla fine i capezzoli restano al loro posto. Bellissima, canta bene, Elodizza anche un po’. Ma non sposta tantissimo a livello emozionale.
Chiara: Posso dire che Noemi, Annalisa e Arisa siano interscambiabili a livello di noia?
Fabio: Direi che devi.
Chiara: Annalisa canta pure. Perché non ce l’ha fatta?
Fabio: Perché Levante ce l’ha fatta? Perché è diversa. Aver preso qualche trave in faccia aiuta. A proposito, riecco Diodato.
Chiara: Lui sì che mi fa piangere.
Fabio: Ecco Francesco Renga, piuttosto temuto per molti festival molto classici, si presenta con un pezzo difficile e diverso dal solito, con un po’ di synth e vaghe memorie rock.
Chiara: Ma perché trascina le finali? Comunque meglio della media degli ultimi 10 anni.
Fabio: Chiude Fasma, con un po’ di autotune ma anche un po’ di rock che sale un po’ per volta, con l’accento romano e il fiato corto, tanto è vero che nel finale perde qualche parola. E poi spazio alla giuria demoscopica.
Chiara: Vista la classifica, un giorno dovrebbero presentarmela. Abbiamo almeno trent’anni di chiacchiere arretrate.
Fabio: Io invece con chi vota ‘sta monnezza vorrei non avere niente a che fare. Comunque mi spiace dirtelo, ma a Fantasanremo al momento vinco io! Ci si sente con la seconda serata…