Sono ancora a caccia di un contratto, ma il rock con qualche venatura pop di The Citizen è sicuramente degno di attenzione, come conferma il video di Curtain Call che proponiamo a fine intervista. Prima, appunto, l’intervista, che abbiamo fatto con Ace, il cantante.

Mi potete raccontare la storia della band?

The Citizen nascono da un’idea mia, di mio fratello Franco e di un amico ex membro del gruppo, con la passione per la musica british.
Nei nostri primi mesi di vita il gruppo era indirizzato prevalentemente a suonare cover di grandi band, fino a quando con il passare del tempo abbiamo iniziato a sentire il desiderio di esprimere qualcosa di personale.

Il nome “The Citizen” nasce da un brano dei Muse, “Citizen Erased”
È stato il primo brano che suonammo insieme e decidemmo di estrapolarne la prima parte.

Nella vostra musica si avverte una grande attenzione per il suono di chitarra un po’ “vecchio stile”: che tipo di musica ascoltate?

Ognuno di noi ascolta generi diversi e questa è una cosa che caratterizza molto il nostro sound. Il nostro è una fusione di generi diversi: Noam Radetich (chitarrista) è molto incentrato sugli anni 70, quindi è molto facile sentire quelle venature stile Led Zeppelin.

Mio fratello Franco Amoroso (bassista) trae molta ispirazione da Sting, quindi un sound di larghe vedute, che spazia dal rock attuale alla vecchia new wave.

Roberto Coscia (batterista) ha una mentalità e uno stile molto hard rock, e io mi affaccio molto sul rock degli ultimi anni: Muse, Radiohead, U2…

Potete raccontare qual è il vostro modo di comporre? Avete una modalità standard oppure vi affidate all’ispirazione del momento?

Non abbiamo una metodologia standard. A volte mi sveglio nel cuore della notte con un motivetto in testa, afferro la mia chitarra e butto giù un po’ di idee.

Poi ci vediamo nella nostra sala prove e componiamo le strutture tutti insieme. Non abbiamo una regola… Solo ispirazioni che ci colgono durante svariati momenti della giornata.

Di che cosa parlano i vostri testi?

I nostri testi sono molto incentrati sul sociale. Cerchiamo di trasformare le nostre emozioni e le nostre esperienze personali in musica e parole.

Per esempio il nostro primo singolo “Curtain Call” è un inno a tutti quelli che hanno un sogno nel cassetto e hanno voglia di trasformarlo in realtà, con tutte le difficoltà che si incontrano durante il cammino. Ma alla fine a denti stretti si raggiungerà la tanto agognata “Chiamata alla Ribalta”.

So che avete progetti già piuttosto concreti per l’album: ce ne potete parlare?

A breve realizzeremo un nuovo videoclip e in concomitanza farà il suo esordio l’album intero. Un progetto che a nostro parere può definirsi di caratura internazionale. Il singolo “Curtain Call” è già in programmazione su svariate radio italiane ed estere.

L’album è stato registrato nella splendida cornice di Santa Tecla ai “Sonic Temple Studio” di Fabio Calluori, uno dei migliori studi di registrazioni di tutto il sud Italia.

In questo momento stiamo realizzando anche delle date promozionali per diffondere l’aspetto live della band che a nostro parere è di fondamentale importanza.

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