Secondamarea: l’importanza di essere trasversali

Con una partecipazione all’Agritour e una prevista per fine mese al Tenco Ascolta, i Secondamarea, formati da Andrea Biscaro (chitarra) e Ilaria Becchino (voce), duo toscano d’adozione residente all’Isola del Giglio, hanno pubblicato un concept album sulla natura dal titolo Slow.

Potete riassumere la vostra storia fin qui?
I Secondamarea esistono da circa 15 anni. 6 album pubblicati all’attivo e un percorso molto fedele alla nostra natura, che è quella di essere”trasversali”. Ci sono sempre piaciuti i temi insoliti, le strade poco battute, soprattutto le incursioni nelle altre arti.

Per questo motivo abbiamo realizzato dischi come “Chimera” (nato sui testi del poeta Dino Campana, e che riporteremo in concerto a Firenze il 18 agosto in occasione di un contest ideato dal MEI), “Canzoni a carburo” (un concept-album sul tema delle miniere, a cui hanno collaborato, tra gli altri, Erri De Luca, Alda Merini e Gabriele Mirabassi), “Ballate della notte scura” (cd+libro scritto insieme al geniale creatore del fumetto Dylan Dog, Tiziano Sclavi, poi uscito anche in un’edizione arricchita su XL Repubblica).

E oggi arriva “Slow”, il nostro disco più pop, forse, pur mantenendo
intatto l’amore per il folk, per le sonorità acustiche. Sicuramente il nostro disco più “leggero”, più colorato, più ritmato. Sicuramente segna un nuovo inizio dei
Secondamarea. Una sorta di disco zero.

Con quali premesse nasce il vostro ultimo disco?
In “Slow” affrontiamo una tematica che non solo ci appartiene perché è il nostro stile di vita, ma perché è un vero e proprio modo di essere, il nostro senso di stare al mondo. Quindi, fare un disco con delle tematiche forti e attuali come quelle della natura, della lentezza, del tempo, degli elementi, della via dell’orto da riscoprire, è venuto spontaneo, istintivo. Ce l’avevamo dentro già da tanti anni, probabilmente. “Slow” è il nostro disco più intimo e personale. Ma contemporaneamente anche quello più universale.

Quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato nel realizzare il disco, se ci sono state?
Non ci sono state difficoltà, fortunatamente. Questo disco, anzi, è nato sotto stelle e segni particolarmente favorevoli.

Il disco conta su alcune collaborazioni eccellenti: come nascono?

Sì, “Slow” vanta la partecipazione di musicisti eccezionali. Citiamo, sopra tutte,
quella con Leziero Rescigno, grande batterista e polistrumentista, dotato di una
sensibilità non comune. Ma la collaborazione più importante è stata quella con Paolo Iafelice, il nostro produttore, colui che scelto i musicisti adatti al nostro sound.

La sua esperienza, la sua fantasia e il suo talento si sono sposati così bene con la nostra musica da diventare una cosa sola. Un incontro straordinario, decisivo.

Chi è o chi sono gli artisti italiani che stimate di più in questo momento e
perché?

Siamo grandi consumatori di musica. Tra i pochi, forse, che ancora comprano dischi
fisici! Per cui amiamo scavare, scoprire… In Italia, in realtà, non c’è moltissimo da scovare. Non ci sono colpi di scena. Manca, forse, il coraggio. Quel coraggio che invece troviamo in artisti o gruppi americani, irlandesi, inglesi. In ogni modo apprezziamo i Baustelle (i primi due dischi sono davvero una splendida anomalia), Vasco Brondi (bello e maturo il suo ultimo album “Terra”), Vinicio
Capossela (che, nonostante tutto, riesce ancora a toccare corde sensibili, particolari). Stiamo ascoltando in questo momento il cd “Si vuole scappare” dei Siberia, giovane band livornese. Ottimo sound, testi graffianti, belle melodie.

Pagina Facebook