In Cara Maestra ho di nuovo perso, Selenio racconta la forza di affrontare la vita e di rialzarsi dopo ogni caduta, seguendo i passi della propria figura di riferimento, la sua amata maestra. Francesco Lettieri, qui presente in featuring e già vincitore di Musicultura, ha preso parte alla scrittura e alla musica del brano.
Cara Maestra ho di nuovo perso è una canzone che esplora le sfumature dell’animo umano e la bellezza di affrontare tutte le sfide che la vita ci riserva. Come hai concepito il brano e quale messaggio desideri trasmettere alla tua generazione attraverso la tua musica?
Ho provato a trasmettere in musica tutte le sensazioni che mi sono arrivate tra i banchi di scuola e tra quelli dell’università. Sono stati anni intensi, critici, a volte ho preso “schiaffi” immeritati da questo mondo, ma non ho mai mollato la presa. Il brano nasce, inizialmente, come lettera personale alla mia prima maestra di scuola d’infanzia (ai miei tempi si chiamava semplicemente asilo) cioè Tina D’Ercole, che era un’insegnante molto conosciuta e stimata nella mia città per essere una maestra “avanti” coi tempi, ma al contempo capace di creare legami profondi con i bambini.
La collaborazione con Francesco Lettieri diventa un elemento distintivo per questa traccia. Come è nato questo featuring e in che modo il suo contributo ha plasmato il risultato finale?
Conosco Francesco da qualche anno ormai, le nostre strade si sono incrociate prima a Napoli, quando abbiamo condiviso il palco su una rassegna cantautorale al First Floor di Pomigliano, poi lui era stato ospite alla mia rassegna cantautorale “Appizza ‘e Rrecchie” ad Avellino e infine, abbiamo deciso di collaborare lo scorso anno, registrando gran parte della canzone nella sua home studio a Napoli dove sono stato accolto da lui e dai suoi fantastici fratelli.
Lo spirito era quello giusto, io avevo una canzone chiusa al 90 per cento ed ero sicuro che la sua sensibilità e spontaneità avrebbero dato un boost alla canzone, e infatti molte idee di questa canzone sono nate mentre Francesco cucinava il pranzo o mentre “provavamo” il pezzo piano e voce. Direi che è stato fantastico il fatto che lui abbia fatto sua la canzone e abbia scelto di cantare il ritornello con me.
Hai definito il progetto Selenio come il tuo “nuovo inizio”. In che modo questo progetto musicale segna una svolta nella tua carriera artistica e cosa possiamo aspettarci dal futuro?
Selenio, il mio nuovo inizio, non intende rinnegare il passato, la mia musica era sincera e continua a esserlo; c’è stata semmai un’evoluzione in termini di consapevolezza personale. Selenio è nato perché volevo davvero dire basta con la musica e fortunatamente poi è rinato dalle ceneri del progetto Zerella, che era stato “inquinato” da troppi “tiraffarò” della musica indipendente e che penso abbiano depotenziato il progetto, anziché provare a dargli valore. Non è una vergogna ripartire da zero, specie quando si ha ancora tanto da dire.
Lo ha fatto Vasco Brondi, lo ha fatto Umberto Maria Giardini e certamente io non sarò l’ultimo a farlo. Siccome, però, chi si è fidato sostanzialmente sono stato io, ho deciso di prendermi le mie responsabilità e andare avanti, anche se nei live ho scelto di mantenere due canzoni provenienti dal vecchio repertorio. Prima di parlare di futuro, vorrei fosse data la giusta attenzione al pezzo appena uscito, poi ci sarà tanto da fare e annuncerò tutto a tempo debito.
La tua musica, a tratti malinconica e a tratti luminosa, sembra riflettere la dualità della Luna. Come bilanci queste diverse atmosfere nel tuo processo creativo e come pensi che influiscano sulla percezione del tuo pubblico?
Ho sempre pensato che il filo conduttore nelle opere artistiche siano date dalla voglia di mettersi in gioco e dalla sincerità di un artista. Ridley Scott, che è uno dei miei registi preferiti, ha spaziato tra i generi rimettendosi sempre in gioco, senza badare troppo a come venisse percepito all’esterno se coerente o meno. Lo è sempre stato con se stesso. Mi ispiro molto al suo modo di fare arte, così come pure ad altri grandi provenienti da altri “media” penso a Shigeru Miyamoto. La mia penna, i miei testi e la mia voce ben sorretti dai musicisti con cui lavoro, tengono insieme diverse atmosfere per creare una sola, unica.
Hai condiviso il palco con artisti di rilievo come Marlene Kuntz e Giorgio Canali. Quali sono le esperienze più significative che hai tratto da queste esperienze in che modo hanno influenzato la tua crescita artistica?
Aprire concerti ad artisti di rilievo è sempre importante per la crescita di un progetto e c’è sempre qualcuno più grosso da “aprire” e da cui poter “rubare”. Vedi i Maneskin che suonano prima degli Stones o i Beach Fossils che aprono il tour di Post Malone. Quando, però, ti capita di condividere il palco con artisti che hai ascoltato solo nelle cuffiette dai tempi del liceo l’emozione si trasforma in magia. Con i Marlene Kuntz o con Giorgione Canali, è stato così!
Infine, puoi raccontarci di un momento particolare durante la creazione di Cara Maestra ho di nuovo perso? Qualcosa che possa dare ai tuoi fan un’idea più approfondita del dietro le quinte della canzone.
Con piacere ti svelo qualche retroscena. La canzone è stata cantata in presa diretta, ci sono state pochissime correzioni e sovraincisioni vocali. Francesco Lettieri, che ha arrangiato il pianoforte e con me ha prodotto il pezzo, ha aggiunto una parte finale al ritornello ed è un mezzo fenomeno a Warzone, che è stato il nostro modo di finire le giornate in studio.
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