Con un titolo che ha una risonanza particolarmente dolorosa in questo momento storico, esce La Terra Santa, il nuovo album dei Sequoia. Il disco, prodotto da Matteo Cantaluppi e impreziosito dal featuring di Mauro Ermanno Giovanardi dei La Crus sulla title track, esce per Costello’s Records e Cassis Publishing con distribuzione The Orchard e sarà presentato dal vivo il 24 ottobre 2024 presso l’Auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare (via Ollearo 5, Milano), in diretta dalle 21:30.

Uno. La Terra Santa è una foto di famiglia. Uno spaccato dell’inconscio collettivo italiano, che si racconta non attraverso facili citazioni di film, oggetti, nomi iconici, ma con il coraggio di far rivivere personaggi realistici, con le loro storie. Le loro storie sono vite e pensieri vissute e pensati da tante persone prima di noi e insieme a noi: tutti questi personaggi sono nascosti nelle foto ingiallite di parenti che non hai mai visto vivi, di luoghi che sono cambiati, ma sono anche dentro di noi, inevitabilmente, vivissimi nella nostra corteccia cerebrale. Qualcuno sa di aver avuto un nonno marinaio, qualcun altro non saprà mai di aver avuto un antenato assassino, criminale, internato, o forse solo tragicamente, romanticamente idealista.

Due. La Terra Santa è un viaggio. È molto spesso un viaggio per mare, ma più che il tipo di viaggio è importante – e pervasivo – l’obiettivo dei viaggiatori: un orizzonte idealizzato, sfuggente, atteso, immaginato, desiderato in maniera totalmente disperata, e che non è altro che una enorme chimera, evidente a tutti, tranne che a loro stessi. L’uomo di Codice, vissuto al tempo del delitto d’onore (o oggi?) vede la sua Terra Santa nel diritto barbaricino di vendicarsi per l’orgoglio ferito, e non esita ad uccidere per farlo. L’uomo di Bellamerica, che scomoda uno dei nostri antenati più illustri, chiacchierati e ridiscussi, protagonista del Viaggio con la “v” maiuscola, a trovare una Terra Santa totalmente diversa da quella che si aspettava.

L’uomo che Aspetta Te, la sua Terra Santa, il più contemporaneo tra i personaggi, capace di autocommiserarsi essendone però orgoglioso come – a torto o a ragione – la nostra generazione sa fare meglio di qualunque altra. L’uomo per cui la Terra Santa vuol dire scrivere sopra un foglio che non è così. Le persone che ancora in un autunno di 30 anni fa, in una cittadella post-industriale, continuano a vivere dentro una romantica, ideologica Terra Santa mischiata al sol dell’avvenire, e presentano i loro bambini al suo leader eccezionalmente sceso in terra.

Ma le campane suonano – Terre Sante a confronto (quei bambini cresciuti, le castagne in tasca, la Terra Santa come ricordo a cui non si può più, ovviamente, ritornare). Gli uomini e le donne sulla nave Vlora, a rischiare la vita per un mondo vicinissimo ma visto solo in televisione, e immediatamente proiettati nell’inconscio italiano invasori parassiti accattoni. La donna, poetessa, internata che direttamente dal Manicomio di Affori racconta la sofferenza del viaggio verso una Terra Santa che sembra redenzione, ma è una normalità imposta dall’alto, non scelta, fisicamente e psicologicamente dolorosa. Lui e lei in Crinale, che scappano ma più che una fuga sembrano gli Sposi di una vecchia leggenda del Passo della Presolana che semplicemente corrono insieme oltre il burrone per diventare un tono vivido di blu. Pochissimi di questi viaggiatori arrivano dove si sarebbero aspettati: la mappa per questo viaggio non esiste, la destinazione, probabilmente, neppure

Sequoia traccia per traccia

Passo cadenzato e molta elettricità per Codice, che apre con calma l’album. I modi sono quelli della ballad, ma gli orizzonti sfiorano quasi lo shoegaze.

Bellamerica parla di naviganti poco attenti, su ritmi dispari, per racconti di mare e di viaggio, fra un sogno e gli scogli sui quali si infrange.

Giri di basso profondi e “un cane che viene dagli inferi”, cioè l’amore: Aspetto te parla di attese ma senza rimanere in stasi. Anzi il pezzo è dinamico e molto animato.

Il pianoforte scandisce i ritmi di Cattedrale, titolo carveriano per un brano solenne e molto intenso. Un po’ più tranquilla e sentimentale, con inclinazioni verso la nostalgia anche sonora, Autunno ’91, con un po’ di Battisti nelle vene.

Tocca poi ad Angelo, intermezzo strumentale che lascia presto il passo a Vlora, che fa i conti con altre nostalgie e altri mari, con molta melodia e dolcezza.

Ecco poi La Terra Santa, title track che parte dalle mura di Gerico, con la collaborazione della voce di Mauro Ermanno Giovanardi, interprete della malinconia come pochi in giro. Abbracci e paure da lavare via in un brano che si allarga un po’ per volta.

Crinale fin dall’inizio assume un mood che sa di frontiera e di desert rock, alla ricerca di qualcosa che resista oltre il “vento sventurato”. Una canzone di forza, declinata con sonorità strutturate e ricche di dettagli. Si chiude ancora in riva al mare, con Singapore Sling, recitata su note di pianoforte (o forse clavicembalo, chissà).

Ottimo lavoro dei Sequoia, che collezionano dieci canzoni ricche e piene, ben scritte e molto sensate. Ogni brano è alla ricerca di qualcosa, come se fosse necessario un completamento che in realtà non arriva mai. Ed è proprio in questa sospensione e in questa ricerca che si nascondono le virtù migliori del disco.

Genere musicale: canzone d’autore, alternative

Se ti piacciono i Sequoia ascolta anche: Dancemalora

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