Sergio Calafiura, “Sergio Calafiura”: recensione e streaming
Nato a Cagliari nel 1979, Sergio Calafiura, con un passato da cantante in svariate band, pubblica un ep omonimo composto da cinque canzoni molto autobiografiche, contrassegnate da suoni synth pop.
Calafiura si diploma in canto moderno nel 2004 al CPM di Milano. I suoi studi negli anni lo portano a lavorare come vocal coach, con sede in Sardegna, ma con richieste in tutto il territorio nazionale e estero. La sua carriera di cantante si sviluppa in formazioni di generi musicali disparati, dal progressive allo stoner, salvo poi prendere direzioni ancora differenti all’interno di un esordio solista piuttosto peculiare.
Sergio Calafiura traccia per traccia
Un’aura synth pop si impadronisce subito di Tessuti appesi, prima traccia dell’ep, che oltre a mettere in evidenza le qualità vocali di Calafiura riesce a far dialogare melodia e suoni elettronici.
Ricordi d’infanzia e traumi annessi riempiono una peraltro molto colorata Favole e coriandoli, brano ritmato e rapido ma verniciato di malinconia.
Con Intimo arriva un giro di basso interessante a fornire groove a un pezzo con qualche parentela r&b. Anche qui non difettano doti di introspezione.
“Le volte che non ti canterò Roxanne”: ci sono rimpianti in Seta, una ballad con riverberi elettronici e riflessi molto nostalgici.
Qualche eco dei New Order si legge in Ovunque sei, brano di congedo dinamico e combattivo. Il testo racconta la tragedia di un femminicidio, incentrandosi soprattutto sulla violenza dei sentimenti.
Colpiscono sincerità e immediatezza nelle canzoni di Sergio Calafiura, che mette insieme brani apertamente autobiografici, per lo più, ma senza rinunciare a pronunciati istinti pop.
In meno di un quarto d’ora di musica l’artista sardo condensa tecnica e contenuto, lasciando presagire ulteriori sviluppi futuri e mantenendo un’omogeneità di stile notevole. Da tenere d’occhio per i prossimi passi.