Shigaraki, “Planetes”: recensione e streaming

Shigaraki è il moniker dietro al quale si cela l’abruzzese Franz Cardone, bassista attivo con gli Sherpa. Shigaraki esplora ambiti musicali come l’ambient, l’IDM e la musica contemporanea allargando i confini convenzionali delle applicazioni del basso elettrico.

Planetes è un concept album complesso, nel senso che contiene una serie di moltitudini sonore legate al futuro dell’umanità, immagini in musica che descrivono la relazione tra interiorità umana e il suo ambiente fisico e spirituale.

Shigaraki traccia per traccia

Movimenti con tendenze noise e industrial nell’introduzione della piuttosto oscura e minima Instant Travelling.

I Can Hear The Voice of the Planet from Here accentua le sensazioni di isolamento e minimalismo, con uno strumentale lungo che amplifica suoni isolati conferendo loro importanza e monumentalità.

Più “frizzante” e completamente pavimentato di elettronica l’ambiente entro cui si muove 7020, che non rinuncia comunque a una certa oscurità di fondo.

Schermaglie astronomiche quelle che si sviluppano in A.B.C. (Asteroid Belt Colonization): si procede a lavorare nei dettagli della colonizzazione della fascia di asteroidi per mezzo di synth dal sapore parzialmente vintage.

Con Io (probabilmente in relazione al satellite di Giove e non con egoriferimento) i suoni si fanno anche più scoppiettanti, le slappate di basso più evidenti, il lavorìo più fitto.

Più taglienti i suoni che incidono sul disco Kessler Syndrome, altro pezzo non tranquillo e piuttosto movimentato.

In 7021 si riprendono piccole sonorità gorgoglianti, per costruire un tessuto molto fitto e piuttosto inquieto. Orbita 2 1 riprende invece il discorso più minimal, anche se in crescita di volume.

Ritorna il cantato, piuttosto gutturale peraltro, nell’ultima traccia dell’album, Moon’s Biology Portrait, con una cadenza rallentata che lascia spazio a divagazioni elettroniche assortite.

Una sorta di romanzo di fantascienza trasposto in musica, quello narrato da Shigaraki, con sonorità omogenee e una certa pulizia narrativa e sonora. Un ottimo esperimento, condotto con la giusta libertà mentale, interessante anche per chi sta al di fuori della nicchia musicale di competenza.

Genere: ambient

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