Chroma è il nuovo disco di Slow Wave Sleep, creatura musicale di Emilio Larocca Conte attiva dal 2015. Così come il suo predecessore L’Ultimo Uomo, disco d’esordio uscito a gennaio 2018, anche Chroma intende il genere di partenza solo in qualità di trampolino di lancio verso orizzonti sempre diversi.
Partendo da costruzioni sostanzialmente cantautorali, il mondo Slow Wave Sleep si apre a una vastissima serie di generi e arrangiamenti ampiamente immersi in elettronica, wave, rock, post-rock e sophisti-pop.
Slow Wave Sleep traccia per traccia
Si parte da Kore mia, con Ivan Castiglia, racconti mitologici espressi con le tecniche del rock (non l’ultima volta del disco), con il basso che lavora in profondità. La canzone è sostanzialmente una suite da oltre 14 minuti, con svariati cambi d’abito lungo il percorso.
Lo spettacolo del dolore segue con una certa aria grottesca, che poi sfuma in volute leggere e sfocate. Un po’ più acceso il discorso in apertura di Incontro tra Daphne e uno dei Sette Savi: la narrazione si muove agile su temi classici ma in chiave sostanzialmente pop, pur con lunga coda strumentale.
Erasmo da Rotterdam è evocato in Elogio della follia, ritmata e un po’ urlata, pur con il pianoforte in grado di smorzare un po’ i toni. La canzone (stavolta poco più di 3 minuti) vive di contrasti.
Dopo un’interlocutoria Garuda si procede con un’altra suite da oltre 10 minuti, La via del granchio.
Il progetto si chiude, formalmente, con Burn in Hell, con Anton Petterson, cantata in inglese e più vicina ad atmosfere horror-metal.
Dopo una versione acustica di Elogio della Follia, ecco tre bonus track: i passaggi morbidi di Refles Theme, la più movimentata ed elettronica Bastet Theme, infine Ade’s Theme, più sfumata.
Disco complesso ma ricco di spunti per Slow Wave Sleep, ricco di quadri efficaci e ben eseguiti. Ovviamente non si punta a un pubblico vastissimo, ma a una nicchia convinta e ben determinata che sarà certamente appagata da un lavoro di questo tipo.