Sofar Genova con Francesco Pacifico, Theo Rem, Charlie Risso, Maurizio Carucci

sofar genova maurizio carucci

È passato qualche mese dal primo Sofar genovese, il format di secret concert che permette solo a pochi iscritti di partecipare a una serata di musica live, senza però conoscere i nomi degli artisti che saliranno sul palco e avendo le coordinate del luogo in cui si svolgerà l’evento solamente il giorno prima. Questa volta la location scelta è in pieno centro storico, all’interno di un palazzo di via Lomellini che ospita la sede di TWOW, agenzia di web marketing attenta alle novità che circolano in città al punto da chiedere espressamente la possibilità di prestare il suo salone all’evento.

Le prenotazioni, aperte qualche giorno prima, sono andate esaurite velocissime, e chi è riuscito ad accaparrarsi un posto ha avuto sicuramente qualche bella sorpresa. Ad aprire la serata, complice la presenza di Book Pride, la Fiera nazionale dell’editoria indipendente, a Palazzo Ducale di Genova, è stato il secret reading di Francesco Pacifico, che ha letto un estratto di un libro che “non ho mai finito di leggere perché mi piace troppo”, intitolato Pornografia ma che parla di pedofilia.

Mentre Pacifico leggeva, Matteo Anselmo disegnava: proiettore puntato contro il muro, dalle sue mani sono nate cartoline, illustrazioni e disegni di varia natura, tutti legati e slegati fra loro e al contesto. La mano sapiente di Anselmo continuerà ad accompagnare tutti i performer della serata, regalando ulteriore magia ai momenti già intensi che si sono avvicendati sul palco. Nascosto da un telo bianco, su cui scorrono immagini e le ombre dello stesso artista, c’è Theo Rem: vecchia conoscenza per chi bazzica in quel della Superba, ha proposto i brani del progetto musicale che nasce insieme alla collaborazione con Blashish, insieme a lui dietro il velo.

Suoni sperimentali conditi di rap regalano stupore iniziale al pubblico, che si lascia travolgere dalla performance. Televitreo è il titolo dell’ultimo ep, Televideo il nome del singolo che lo ha preceduto, e proprio quella grafica così anni ’90 si prende il suo spazio tra le immagini che scorrono veloci.

Cambio palco, cambia totalmente l’atmosfera: il telo viene rimosso, e sale sul palco la voce femminile più folk della scena genovese, quella di Charlie Risso. Sempre elegantissima, quasi eterea, con la sua chitarra e il suo carisma rapisce completamente chiunque si trovi di fronte. Ascoltarla in versione acustica rende ancor più giustizia alle doti dell’artista, che confessa di essere felice ma anche molto emozionata avendo davanti un pubblico ristretto e attento. L’esibizione scorre veloce, mentre i disegni di Anselmo continuano a scorrere sulla luce, come proiezioni tangibili di quel che sta accadendo tra una nota e l’altra, tra una pausa e l’altra.

Ultimo, ma non ultimo, è l’artista che chiuderà la lunga serata targata Sofar. Maurizio Carucci è arrivato presto, si è goduto lo spettacolo insieme alla sua compagna Martina e al suo cane Castagna. Quando è arrivato il suo momento, Maurizio è arrivato in scena con una torcia sulla fronte e a luci basse ha letto, quasi recitato, un pezzetto della sua storia.

“Sono cresciuto in periferia, a Marassi, e sono andato a vivere in Appennino, che è un po’ come la periferia della periferia” racconta, soffermandosi sui legami, sulla necessità di avere radici e posti in cui fare ritorno. Pochi brani al pianoforte: Silenzio il primo, condito da pensieri sui mesi di lockdown e sulla sensazione di malinconia in loop che tutti abbiamo conosciuto. Ti voglio bene il secondo, con la dedica all’amico per cui è stata scritta e un po’ di riflessioni sulla difficoltà di esprimere le proprie emozioni. Un accenno di Stelle non poteva mancare: il ritornello che abita la hit estiva di Fabri Fibra al pianoforte sembra abbia altri sapori, come lo stesso Carucci sottolinea.

Si chiude poi il cerchio con un racconto, quello di un viaggio a piedi dall’Appennino a Milano, in mezzo a natura, difficile e sincera, così come sinceri sono i piatti dell’unica locanda aperta in cui poter mangiare ravioli e osservare dalle finestre il buio che solo certe case in mezzo al nulla hanno realmente conosciuto. Il racconto porta dritto a Fauno, ultimo pezzo e cavallo di battaglia dell’artista genovese, un po’ uomo un po’ animale. Il mare e le montagne sono gli estremi che appartengono a lui come a tanti che si trovano a crescere in una regione come la Liguria, a un’ora di distanza da quasi tutto, sempre vicinissima a quello che conta sul serio.

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