I Solmeriggio sono un trio della provincia di Ravenna formatosi a Russi (RA) nel settembre del 2016 e composto da Agnese Alteri alla voce, Davide Santandrea alla chitarra e Marcella Trioschi al violoncello. Dopo un primo ep uscito l’anno scorso, il trio pubblica oggi Deux Petites Vagues, nuovo album da dieci tracce che mette in evidenza le particolarità della miscela fra i suoni del gruppo.
Vorrei sapere come nasce la vostra band e da che cosa avete tratto spunto per il nome
DS. Il trio è nato a settembre del 2016, avevamo concluso un progetto musicale chiamato Sylvia9, dedicato alla poesia di Sylvia Plath e ci era piaciuto molto lavorare sui nostri pezzi, così io e Agnese ci siamo messi alla ricerca di un musicista e il caso ci ha fatto conoscere Marcella con la quale abbiamo iniziato subito a lavorare bene. Il resto è venuto da sé.
DS. Il nome è partito dalla poesia Il Meriggio di D’Annunzio, però volevamo che fosse originale, che non significasse letteralmente nulla ma che richiamasse nella mente qualcosa di poetico, che fosse musicale e possibilmente solare e positivo. E’ così che è nato Solmeriggio
MT.Il gruppo è nato per me… A settembre 2016,ho risposto ad un annuncio-ricerca di un Violoncello… cosa molto rara… ho chiamato per prendere informazioni… e tac! Mi sono unita ai ragazzi… loro si conoscevano e suonavano già insieme. Per me che provenivo da esperienze musicali molto diverse, è stata una bella avventura. Non sapevo neppure se avrei fatto la seconda prova. E invece mi sono sentita accolta, e soprattutto ho trovato la loro musica molto interessante e congeniale al mio strumento. Mi sono sentita subito una Solmeriggia… poi è partita l’avventura.
Deux Petite Vagues è il vostro lavoro in arrivo a breve. Se doveste raccontarlo in qualche riga, come lo spieghereste a chi non ha ancora avuto modo di ascoltarlo?
DS. ti farò ridere, per me è questo album è come un horcrux (se non ti dice nulla leggi H.Potter), è un oggetto dove è custodito qualcosa di noi al di fuori di noi stessi…
MT.il nostro lavoro.è come un accordo musicale… è la simultaneità di tre suoni.
AA: sicuramente una piccola novità. Un percorso molto vario tra racconti, poesie, parole e note. Gli ingredienti di questo disco sono moltissimi e molto vari. Non mancano i contrasti forti a me molto cari.
A proposito di contrasti: dalle vostre bio leggo che Agnese ascolta, tra l’altro, i Rammstein e Nick Cave; Marcella ascolta Vivaldi e Battiato; Davide Tom Waits e Radiohead. Posto che nessuno è un monolite, ma come fate ad andare d’accordo su cosa suonare?
MT. Ognuno di noi ascolta la musica che preferisce e forse proprio per il fatto di avere diversi e molteplici interessi riusciamo a miscelare il tutto. Ma soprattutto con il piacere di suonare. Quando si suona col cuore si riescono a trasmettere emozioni, questo accade quando noi ci facciamo trasportare dalla nostra musica.
AA: Io credo che sia proprio questo il punto di forza del nostro progetto. La parola vincente è ‘contaminazione’ sia negli stili che nelle tematiche. Spesso mettere insieme ciò che può essere apparentemente distante può creare un’essenza particolare non facilmente reperibile ovunque.
Come nasce “Di terra e acque”?
AA: lo scorso anno si è presentata l’opportunità di partecipare a un contest che aveva come tematica ‘musica e lavoro’ e da lì è nato il pezzo. Il lavoro per antonomasia legato al mare e alle tematiche ‘Solmeriggio’ è sicuramente il pescatore. Per quanto riguarda il testo ho pensato al rapporto e all’amore che si instaura tra padre e figlio. Un padre che ogni giorno si sveglia prestissimo per uscire in mare e pensa al suo piccolo che lo attenderà a casa. Gli occhi dei bambini regalano tantissimo, gli occhi dei propri figli ancora di più. Un loro piccolo sguardo, un loro piccolo gesto ripaga di tutte le fatiche quotidiane.
Raccontate i vostri live: che cosa si può aspettare chi viene a vedervi dal vivo?
DS. Siamo molto malleabili e ci piace sia uscire in strada a suonare con un ampli a pile, sia mettere in piedi uno spettacolo attraverso la proiezione di visual, inserire intermezzi poetici o aprire parentesi per raccontare i retroscena dei nostri pezzi. Dipende tutto dalla situazione in cui ci troviamo.
MT.Quando usciamo a suonare….carichiamo l’auto con mille oggetti…Ci piace creare un ambiente dove nulla è dato per scontato. Gli oggetti,le immagini,le installazioni.. servono a chi ascolta ad entrare in un mondo Solmeriggiano….,dove la poesia ,la fotografia e soprattutto la musica…convivono e si esaltano a vicenda.
AA: il nostro live è fatto di tanta musica e tante parole. Spesso raccontiamo come è nato il pezzo, la tematica e gli spunti iniziali. Ci piace far immergere totalmente nel brano chi ci ascolta.
DS Davide Santandrea
MT Marcella Trioschi
AA Agnese Alteri
Solmeriggio traccia per traccia
Si parte da Estinti versi: testo ridotto al minimo e sonorità classiche ma molto vive. In solitudo arriva a ritmo di passeggiata, con una certa forza e antichità nello stile e con idee narrative al proprio interno.
Formentera, già scelta come singolo e video, riproduce il lato più selvaggio e meno vitaiolo dell’isola delle Baleari, sostenuta da un robusto lavoro di chitarra classica.
Tra i pezzi più interessanti del disco, Di terra e acque reinterpeta il topos classico della pesca, con una certa dose di pathos e con il rapporto di paternità al centro del discorso.
La voce di Vincenzo Vins Baruzzi si affianca a quella di Agnese per una forte e impattante Come down by the water, brano ricco di sottotracce e sottotesti. E forse anche di qualche sottoscala.
Si torna a un testo italiano con la rancorosa Arsenico, che vede la tuba di Fausto Fazza Civenni a occuparsi dei bassi, mentre le armonie vocali si differenziano.
Atmosfera drammatico-ispanica quella de I treni della felicità, che ha spazio però anche per momenti sognanti. Lo strumentale Larus Fuscus non dissipa le tensioni ma anzi contribuisce ad addensare altre nuvole.
Allegra ospita nuovamente la voce, piuttosto percussiva, di Baruzzi, per una canzone che di nuovo si appoggia su strati diversi, anche sintetici e rumoristici, con contrasti forti. Si chiude con Dispersa, che poggia su piani eterei e su suoni più rarefatti (con lunga e molto free ghost track finale).
La strumentazione è per lo più classica, ma i Solmeriggio offrono sempre sapori contemporanei alle proprie composizioni. Ne esce un disco intenso e forte ma dotato di molta vivacità.