Sonic Jesus, band italiana apprezzata a livello internazionale, pubblica il nuovo disco Memories. Il loro debutto del 2015, Neither Virtue Nor Anger, ha fatto rumore oltre ai confini della sua nicchia di partenza, vendendo fra l’altro 1200 copie e aggiudicandosi la ristampa.
Piú che una semplice raccolta di b-sides, demo e out-takes (inclusa la versione originale di Reich), Memories è uno sketchbook di artista e un’esposizione organica di istantanee musicali elegantemente sfocate, scattate fra il 2010 e il 2015. Un album ben più radicale e primitivo dei suoi predecessori, che richiama le atmosfere dei primi singoli ed ep.
Sonic Jesus traccia per traccia
Il disco si apre sulle risonanze e i misteri di Spectrum Visionary, brano evocativo e larvatamente psichedelico, che inizia a dare un tono piuttosto epico al disco.
Ma poi Dance of the Sun riguadagna su un terreno quasi ironico, benché i tamburi martellino come per i rituali amerindi da cui la canzone prende il nome.
Ecco poi la versione originale di Reich, cruda e ipnotica, con memorie dell’indie delle origini.
Gutturale, acustica e piuttosto disperata, ecco poi Town, che riversa un numero indefinito di malumori nei suoni del brano.
Whiskey Train lavora sui loop, si presenta con veemenza ma anche in modo piuttosto sgangherato. Noah risuona da lontano, con una certa epica di fondo.
Ci si trasferisce in Oriente per I’m Here, asiatica e spirituale nei modi. The Klas è quasi dance, o almeno potrebbe essere una canzone dance riletta da un gruppo di rock alternativo.
Pochi accordi di chitarra per la vibrante, quasi ronzante, Heaven. Ci si muove su linee semplici ma anche su emozioni intense con Khullam.
Monks invece è rumorosa, sempre con giochi di eco e risonanze, ma in un contesto piuttosto vintage con un occhio ai ’60.
Cartaxo rallenta, e lo fa in modo ipnotico, conducendo l’ascoltatore in spirali psichedeliche dalle quali è complicato uscire. Il finale è affidato a Love Again, altrettanto ipnotica e lisergica.
Non si direbbe una raccolta di b-sides e simili la nuova produzione dei Sonic Jesus. Anzi non è difficile vedere il filo rosso che lega le composizioni del disco, omogenee dal punto di vista delle sonorità e degli intenti, per un risultato complessivo piuttosto potente.