Spera, “Grigia provincia”: recensione e streaming
Esce per Giungla Dischi Grigia provincia, l’ep di debutto di Spera. Ecco il nuovo capitolo definitivo e autobiografico, già anticipato dal singolo Vaniglia feat. Paoluzi per uno dei nomi interessanti della scena underground. Spera, ex Alte Frequenze, ci fa entrare nel suo mondo di case in affitto e quartieri lontani dalla gentrificazione regalandoci la migliore malinconia estiva che potessimo desiderare.
Il disco non segue un filo logico ben preciso nella scrittura però ogni traccia non si discosta troppo dalle altre canzoni, mentre se parliamo del sound del disco c’è un evidente differenza tra le tracce e possiamo dire che lascia spazio alla sperimentazione con la scusante che è un EP. Partendo da “Grigia Provincia” il disco si ammorbidisce fino a sciogliersi in “Vaniglia” e direi che le due tracce sono l’opposto. Tutto l’EP è stato mixato e masterizzato da Davide Pignataro (in arte Mr. Bacon) mentre l’idea iniziale delle produzioni parte quasi sempre da Spera ed è poi sviluppata sempre in studio con Davide.
Spera traccia per traccia
“Voglio una vita normale”: quasi un anti-Vasco per aprire Grigia provincia, title track che però si trasforma rapidamente. Spunti quotidiani rappati ma anche rockeggianti, facendo andare d’accordo chitarra elettrica e autotune.
Ricordi molto rock quelli di Cobain, per un’adolescenza già particolarmente inquieta, tra tentazioni musicali e di altro genere.
Materie molto simili quelle raccontate in Come ti pare, che parla di scuola e discoteca, di problemi e responsabilità, in una sorta di flusso di coscienza al contrario.
La vita bo risponde a ritmi abbastanza controllati, sempre approfittando di spunti evidentemente autobiografici. Si chiude proprio con il singolo, Vaniglia, che mette sul piatto qualche dolcezza in più.
Molto sincero e spontaneo, il progetto di Spera mette in evidenza le esperienze, arricchendole da suoni rock e hip hop, rispondendo a un’esigenza forte di raccontarsi.