stella marisStella Maris è il nuovo progetto musicale composto da esponenti illustri del panorama indie italiano, gente come Umberto Maria Giardini (ex-Moltheni), Ugo Cappadonia, Gianluca Bartolo (Il Pan del Diavolo), Emanuele Alosi (La banda del Pozzo) e Paolo Narduzzo (Universal Sex Arena). Già anticipato dai singoli e relativi videoclip Eleonora no e L’umanità indotta, il nuovo omonimo album esce per La Tempesta Dischi. La versione in vinile è di Khalisa Dischi. Il disco è disponibile anche negli store digitali e nelle principali piattaforme di streaming.

La base da cui tutto scaturisce è rock, testimoniata anche dalla presenza di sole chitarre basso e batteria, ma non mancano in alcuni episodi radici punk e soprattutto psichedeliche, tutto rimescolato in una forma moderna di spiccata freschezza compositiva.

 

Stella Maris traccia per traccia

La canzone d’apertura è L’umanità indotta, già scelta in modo appropriato come singolo di presentazione del disco: semplice e diretta ma torrenziale, funziona per cicli consecutivi con giusti equilibri tra drumming, chitarre e voce. Scanzonata Rifletti e rimandi, il cui testo non è costruito per risparmiare invettive, ma il tutto su musica apertamente pop.

Piango pietre ha un giro di chitarra d’apertura aggressivo che fa pensare ad antichità rock italiane (PFM, per esempio). Si torna a movimenti più placidi e ariosi, con il basso a disegnare trame sottopelle, con Quella primavera silenziosa, che non si tira indietro di fronte all’opportunità di immagini particolarmente liriche.

Coglierti nel fatto è ritmata e cadenzata in maniera molto marcata, con il cantato di Giardini insolitamente luminoso. Siamo sulle trame del pop anche con Eleonora No, altro singolo, con un’impronta british spiccata. Procedimenti tranquilli quelli di Non importa quando, sommessa e acustica.

Quando un amore muore non ci sono colpe è dolorosa ma senza strappi, fa pensare agli Afterhours e non soltanto per l’uso del termine “rapace” (ed è la seconda volta nel disco che la parola salta fuori). Tutti i tuoi cenni addomestica i ritmi e sceglie una via malinconica.

Se non sai più cosa mangi, come puoi sapere cosa piangi? è il calembour finale dell’album, che oltre a riportare l’attenzione sul topos ricorrente nei testi dell’alimentazione e su altri tipi di consumo, offre un finale molto Smiths, più che degno per il disco, con un pezzo vibrante e di buona personalità.

Ce lo raccontano come una sorta di esperimento/divertimento, ma il disco di Stella Maris è così positivo e ben fatto che c’è da augurarsi che sia qualcosa di più di questo. Pur senza addentrarsi in percorsi particolarmente articolati e anzi privilegiando spesso la semplicità, l’album è ricco, intenso e di notevole impatto.

Se ti piacciono gli Stella Maris assaggia anche: Afterhours

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