Con un nome ispirato a una varietà di avorio vegetale diffusa in Sud America, i Tagua esordiscono con Sincronisia. Il disco oppone al consistente volume elettrico, con due chitarre “come una volta”, la voce di Emanuela Valsecchi, anche autrice dei testi.
Tagua traccia per traccia
Il primo pezzo del disco è Sincronisia, una title track elettrica ma anche insinuante, disposta a qualche forma di mediazione e di ambiguità. Al contrario, con Come tu mi vuoi i compromessi sono azzerati: il brano è ritmato e feroce in modo consistente.
Immagini simboliche torna al lato oscuro, mettendo particolare enfasi su un drumming risonante e cospicuo. Atmosfere più pacifiche quelle di Carillon, almeno all’inizio: poi la canzone ha un’epifania elettrica, graduale ma pronunciata.
Respiro mette in fila altre idee robuste, tra percussioni e sfoggi di muscoli da parte delle chitarre. Si prosegue con Polvere, portatrice di altre ondate elettriche. Ecco poi Alice, che si richiama all’universo fiabesco più amato dal rock.
Il medio rock di Senza te si concede qualche pausa di riflessione, qui e là. Si accelera ancora con Instabile, energica e martellante. Si chiude con Goccia, che parte piano e acquista forza lungo il percorso.
Un indie rock con qualche svolta ora verso lo stoner, ora verso idee più goth, qui e là perfino verso la new wave, quello dei Tagua. Una buona prova d’esordio, solida e potente, anche se qualche sprazzo di fantasia in più avrebbe giovato.