Tananai, “Rave, Eclissi”: recensione e streaming
È passato poco meno di un anno da quel Sanremo che lo ha visto posizionarsi all’ultimo posto ed esserne felicissimo. Nel frattempo sono successi singoli, tour estivi, performance degne di artisti concettuali in versione social network e tanti, tanti sorrisi. Ora arriva il primo lp di inediti di Tananai, cantautore, produttore e musicista milanese, intitolato Rave, Eclissi e disponibile in streaming e in versione cd e lp autografato in varie versioni.
Ci sono 15 tracce, in controtendenza rispetto a quel che ultimamente usa tra i giovani artisti, e contiene i successi già proposti al pubblico e diventati hit in poche settimane, e brani inediti, tra cui il feat. con Ariete, l’unico dell’album.
Sarà la sua espressione impunita e sempre sorridente, la voglia di prendersi poco sul serio e nessun timore di dimostrarlo, ma l’album è godibile, divertente, a tratti malinconico e sa di serata insieme agli amici, in cui nel giro di qualche ora si passa da un argomento all’altro, da un mood all’altro, da una paranoia all’altra, ma sempre con un po’ di voglia di scrollare le spalle.
Rave, Eclissi è il sunto delle due anime che fin dall’inizio del mio progetto ho deciso di inserire nelle canzoni. C’è la parte più cazzona, leggera, quella che forse nell’ultimo anno ha permesso alla maggior parte di voi di conoscermi: il Rave. Ma dopo la festa c’è sempre il down, l’Eclissi, il mio lato più introspettivo. L’unica cosa che accomuna questi due aspetti di me è il mettermi sempre a nudo e mi sono ripromesso che lo avrei fatto con ogni aspetto della mia vita
Tananai traccia per traccia
Sei un tipo strano come me / che guardo solo i tramonti / fammi vedere i tuoi mondi
Si comincia con Abissale, il singolone strappalacrime che ha buttato fuori il lato intimo e romantico di Tananai, lasciando stupiti non tanto per il pezzo in sé, quanto per la nuova veste in cui si è proposto l’artista. Pop romantico, triste il giusto, con un ritornello che fa venire voglia di cantare a squarciagola. I requisiti per costruire un buon pezzo che strizza l’occhio al pubblico della radio e alle classifiche ci sono tutti.
Che ci vogliamo diversi e poi restiamo gli stessi
Si scatena il lato dance in Quelli come noi: si comincia con il desiderio di andare a vivere in campagna e si finisce con la consapevolezza che non si riuscirà tanto facilmente a cambiare il proprio modo di essere. Una storia ingarbugliata, scuse e gesti scostumati si intrecciano arrivando poi al liberatorio ritornello, che ricalca il mood che l’artista milanese ha già proposto nei primi brani che hanno scalato le classifiche.
Lo sai con chi parli? / Io faccio un po’ il duro ma in fondo mi manchi
Piccola Gabber continua sulla stessa scia, in versione più strumentale e meno a cassa dritta, ma parecchio cazzara: dopo l’esplosione della frasona d’amore un bel commento “che cazz… ho detto” accompagnato da una risata rende forte e chiaro il messaggio: come si fa a prendersi troppo sul serio?
Non ti risolvo come l’algebra
Un’altra storia tormentata, un’altra ragazza difficile da comprendere ma che riesce a far girare la testa: questi gli ingredienti di Nera salsa di soia, anche questa in grado di funzionare perfettamente come singolo e ai live a suon di spaccami il cuore!, quelle frasi che ci rendono tutti maledettamente fragili e simili.
Cuori si intrecciano nelle stazione dei tram e il mio l’ho già perso da un po’
Su Campo Minato arriva anche Ariete, e insieme a Tananai condiscono di malinconia uno dei testi più sentiti e sofferti dell’album. Passi indecisi e fragili verso la fine di una relazione, o verso il suo naturale divenire. L’arrangiamento, delicato in partenza, ogni tanto fa le bizze e sembra voler prendere il sopravvento, come quei momenti in cui il cuore inizia a battere senza controllo, come quando ci sentiamo senza controllo per intero.
Che bella la domenica noi due dentro al letto lui guarda nei bar la Serie A
Ancora modalità cazzona in Serie A, in cui il buon Tananai recita la parte dell’amante in un triangolo amoroso impietoso per il povero maschio che si ritrova nei bar a guardare la partita mentre qualcun altro si occupa di coprire di attenzioni e di fare colazione con la sua dolce metà.
So spiegarti bene come soffrire mentre tutti quanti aspettano qualcosa da te
Un po’ di riflessioni costellano Gli anni migliori, tra paure, insicurezze, aspettative e attese. Nonostante l’atmosfera sia sempre divertente in apparenza, alla fine del brano quella sensazione di empatica comprensione è tutto quel che rimane forte e chiara, esperimento non semplice da realizzare.
Ti regalerò una rosa / sole cuore amore e droga
La seconda metà di Rave, Eclissi contiene i brani che sono già stati presentati come singoli nel corso di questi mesi: primo fra tutti Baby Goddam, triplo disco di platino che non ha bisogno di tante presentazioni. Durante l’estate e i suoi appuntamenti live questo brano è stato sempre fra i più acclamati dal pubblico, per il suo sentore vagamente urban e la ormai consolidata attitudine di non voler dare troppo peso e troppa importanza alle cose che sanno far male.
Io non faccio musica / faccio bei discorsi
La title track Rave, Eclissi è una filastrocca che al suo interno racchiude le due anime di Tananai: il casino e il cuore, il mal di testa che prende alla fine di una festa e l’insonnia che spesso ne deriva. Si può considerare una chiave di lettura interessante di quello che è questo primo lp, ma anche di chi lo ha composto, compreso il modo di cantare che riesce a cambiare sfumature in base a quello che i pezzi raccontano.
Ma sappi che tra un anno, un giorno non avrò capito ancora di cosa hai bisogno
Si arriva poi al Sesso occasionale che ha incendiato il palco dell’Ariston: e se parte del pubblico ci ha messo un po’ a capire che la canzone non fosse un inno ai rapporti senza impegno ma il contrario, resta sempre divertente da ascoltare, soprattutto nel finale in cui quel Tranquilli noi, tranquilli mai ci rende, ancora una volta, tutti molto simili.
Scusa l’imbarazzo, la tua faccia mi ricorda che / Non voglio essere maleducato
Si prosegue con Maleducazione, che in effetti con il sesso occasionale potrebbe aver a che fare in un certo modo, ma che in realtà è uno sfogo più o meno rabbioso contro quelli che lavorano duro solo loro, ti fanno il pippone per fartelo pesare, e stanno profondamente sulle balle.
Non ti parlo più da quando hai detto “non ti parlo più”
La già conosciuta traccia successiva si intitola Esagerata è un nuovo capitolo di quella che sembra essere sempre la stessa relazione, o forse è il riflesso di quello che oggi spesso e volentieri capita di vivere quando si decide di iniziare ad avere a che fare con un altro essere umano. Se all’inizio il pezzo sembra orientato al chissenefrega, volgendo al termine il tono della voce cambia, lasciando intravedere un po’ di emozione.
Ci lasciamo sempre prima dell’estate / ci lasciamo sempre e solo per cazzate
Tre quarti ritorna al mood romantico e a cuore aperto, quello di chi potrebbe avere tante ma che ne vuole una sola, vuole il suo profumo addosso, e lo va a cercare guidando nella notte senza riuscire a dormire. La mancanza di ore di sonno tra un after e l’altro, le lacrime e i pensieri che affollano la mente.
Acido come la dance, quella del 2003
Quasi alla fine arriva Pasta, uno dei brani più utilizzati su TikTok con i suoi nonsense, il suo parappapara e la sua cassa che aiuta a dimenticare, o quantomeno a non pensare troppo.
Tempo al tempo solamente penso che di tempo non ne abbiamo
Arriva per ultima Fottimi, tra il vociare in sottofondo che sembra quello di un live e le parole quasi sussurrate di Tananai, in una riflessione su quello che passa, quello che è stato e quello che sarà con la persona che sa di casa e che riesce a far smettere di fingere anche il più duro a lasciarsi andare sul serio.
Rave, Eclissi è un disco godibile, divertente, in cui le sfaccettature della personalità di Tananai vengono a galla e nessuna delle due cerca di emergere e di predominare sul serio l’altra. Se è senza dubbio gradevole cantare le frasi sconnesse e lasciarsi andare al ritmo, fermarsi ogni tanto a riflettere e a soffrire le pene che la vita ci riserva è talvolta necessario.
L’importante è, come nella vita, non lasciarsi andare troppo, e forse è proprio questo il messaggio che la piccola peste di Milano vuole raccontare: al di là delle classifiche, delle mode del momento, proviamo a prendere gli schiaffi che inevitabilmente arrivano e cerchiamo di farli diventare dischi di platino, con buona pace di chi non ha saputo apprezzare.