Teenage Riot: “Scimmie sulla Luna”, la recensione
Una serie di concorsi vinti, un ep e molte date su e giù per la Penisola per i Teenage Riot, band dal suono compatto nata nel 2010 e impegnata a farsi le ossa fino all’esordio discografico arrivato ora con Scimmie sulla Luna. Nel disco si trovano nove tracce piuttosto roboanti, ma anche una certa versatilità.
Teenage Riot traccia per traccia
Dopo la breve Intro si parte con la veemenza di La Scimmia sulla Luna, che raggiunge intensità robuste e richiama anche sonorità 90s, pur in un’aura piuttosto math. Più aperto il discorso sonoro di Dopamina, che sembra far riferimento maggiormente a sonorità 90s, anche se con un consistente lavoro di basso.
Molto diretta e concreta la strategia d’attacco per La Terapia del Sig. Fante, che si ammorbidisce un po’, in ampie volute di chitarra, soltanto nella seconda parte.
A mente lucida ha un’introduzione modulata sui binari della moderazione, con un drumming molto attivo e acclelerato fino a livelli tribali, ma volumi tutto sommato contenuti, anche se in crescita lungo il percorso della canzone. Ritmi marziali e aggressività diffusa per Inferno quinto cerchio, che segue derive variegate nella propria coda.
Ancora batteria protagonista nell’incipit de Il Male Migliore, anche se le chitarre prendono quota subito dopo. Molta più calma nell’acustica Costretti a perdere, oasi tranquilla (con sax) in un disco non proprio pacifico. Si chiude con Generazione chimica, prolungato discorso elettrico su ritmi accelerati.
Buoni ritmi e notevole aggressività nel disco dei Teenage Riot, che pur senza sprigionare originalità continua si collocano con un disco che non è sbagliato definire “solido”, purché non si intenda l’aggettivo come sinonimo di “monolitico”: ci sono sfaccettature e idee variegate nell’album, e sono molte le direzioni che i Teenage Riot saranno in grado d’intraprendere da qui in avanti.
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