Si chiama Event Horizon il nuovo disco dei Thalos, progetto videomusicale nato a Eraclea (Venezia) dall’idea di realizzare un’esperienza più ampia e completa per l’ascoltatore. Partiti nel 2015 da un’importante esperienza a Berlino, tre musicisti e un videomaker hanno unito il talento per dar vita a quella che è diventata un’ossessione. La filosofia applicata nel fare musica vede la creazione di un’identità unica per ogni brano, con l’intento di trasformarlo in un viaggio sempre diverso.
Thalos traccia per traccia
Si parte da Voices, movimentata introduzione che attraversa fasi diverse, per lo più punteggiate da un drumming intenso. I ritmi sono rock e le movenze del pezzo anche, in Berlin, mentre Blue, che segue, sembra voler presentare un approccio più moderato. Come sempre però i pezzi hanno vite diverse e seguono criteri propri, senza ingabbiarsi in strutture prefissate.
Dust si rivela altrettanto fluida, ma capace anche di approfondire certe aperture strumentali. Quantum ammorbidisce i toni e allenta il ritmo, per una pausa di pensiero dopo pezzi più accelerati. E anche prima: Progress torna a velocità più alte e a un atteggiamento mediamente più incisivo. Union prosegue con linee dirette e rapide.
Si viaggia verso il finale del discorso con Storm, che ha un approccio ragionato ma sviluppi molto colorati. Il finale di disco, con Limbo, è soft e assomiglia a un arrivederci con dolcezza.
Buon disco, quello dei Thalos, che pur non facendo provvista di sonorità inedite riescono a pubblicare un disco coerente, compatto e molto fluido.
