The Lizards’ Invasion: intervista, recensione e streaming
Si chiamano The Lizards’ Invasion e hanno alle spalle una prima parte di gavetta fatta di cover, festival, molti concerti e anche qualche “apertura” eccellente. Hanno da poco pubblicato il proprio secondo ep, Dare to Hear (qui sopra lo streaming, più in basso la recensione) e noi li abbiamo intervistati.
Potete riassumere la vostra storia fin qui?
The Lizards’ Invasion si formano nel giugno 2011 a Vicenza con Luca Restaino alla voce, Paolo Onestini al basso e Michele Mazzù alla chitarra. Dopo poche prove in salotti e soffitte si aggiunse Michele Adda con la sua chitarra, Edoardo Mattiello alla batteria e Federico Guglielmi alle tastiere.
Da subito la band si esercita con cover di gruppi storici (Toto, Deep Purple, Pink Floyd, Led Zeppelin e altri). Successivamente vengono
alla luce i primi lavori originali. Nel dicembre 2013, dopo più di 50 concerti, la band esordisce con il suo primo ep “The Hole”: 5 tracce,
all’ascolto ancora acerbe.
Nel 2015 il gruppo raggiunge la finale nazionale dell’Emergenza Festival avendo modo di esibirsi all’Alcatraz di Milano. Successivamente arriva il premio Schiolife del VicenzaNetMusic che gli dà la possibilità, l’anno successivo, di aprire il concerto a Schio di Ian Paice, storico batterista dei Deep Purple. Nel settembre 2016 esce l’EP “Dare to Hear” e il primo video ufficiale della canzone omonima.
Avete già realizzato un ep, qualche anno fa: quali sono state le differenze nel realizzare il nuovo “Dare to Hear”?
La differenza fondamentale tra “The Hole” e “Dare to Hear” è di sicuro la maturità musicale che è cresciuta col tempo dentro ognuno di noi. Le tre tracce che lo compongono differiscono di molto dalle tracce di “The Hole” proprio grazie al forte stimolo che abbiamo sempre avuto
nel migliorare le nostre produzioni.
I suoni e i dettagli sono stati curati in modo molto più approfondito grazie alla nostra esperienza e a quelle delle persone che ci hanno seguito e che hanno collaborato nella produzione del disco.
Potete raccontare come nascono i tre pezzi dell’ep?
Il primo pezzo dell’ep, White Whale nasce dal riff di chitarra che caratterizza la canzone sin dai primi secondi, dopodiché abbiamo composto perseguendo l’idea di fare un canzone ricca di energia e di sorprese. Nothing Sounds Like a Girl invece è una ventata d’aria fresca che ci ricordava estati passate in compagnia, è una canzone che abbiamo scritto per divertire e per far ballare.
Con il suo stile Funky-Dance riesce a coinvolgere fin dal primo ascolto e nonostante sia la canzone che si discosta di più da tutte le altre per genere amiamo sempre proporla ai nostri live. L’ultimo pezzo, The Dare to Hear, prende ispirazione da una storia che ha scritto il nostro cantante in cui si evidenzia l’ importanza della comprensione di se stessi per poter relazionarci al meglio col mondo che ci circonda.
Dal punto di vista musicale invece volevamo fare una ballad “originale”, difatti si possono notare delle leggere sfumature dei Jethro Tull che riescono a catturare l’attenzione dei più esperti.
Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?
La strumentazione che utilizziamo ha subito una sorta di recente level up, incentivati anche dall’aver ottenuto buoni risultati ai contest che
abbiamo fatto al tempo. Le due chitarre sono una Fender Stratocaster American Standard e una Gibson Les Paul Standard, una sorta di yin e yang, due strumenti profondamente diversi ma che assieme possono fondersi in un suono completo da tutti i punti di vista.
La tastiera è sempre di una marca americana, la Kurzwail PC3x, mentre il basso è uno Squire modello Precision. Il batterista infine ha usato una Pearl Vision.
In passato avete avuto la possibiità di aprire per una leggenda del rock come Ian Paice (Deep Purple). Che esperienza è stata?
Be’ come puoi immaginare solo stare vicino a una leggenda del genere è un esperienza al cardiopalma. Abbiamo conosciuto un Ian Paice
“inedito”, alle prese con un semplice concerto di paese anziché un grande evento di portata internazionale. E’ stato surreale vederlo li con noi, lui che ha conosciuto tutti i grandi artisti a cui ci ispiriamo, lui che ha creato pezzi ancora oggi intramontabili e che personalmente adoriamo.
Certo a fine concerto aveva il fiatone (la vecchiaia la sente anche una leggenda immortale). E’ stata un’esperienza che ha segnato tutto il gruppo e siamo grati a mr Paice, come a tutto lo staff di SchioLife e del VicenzaNet Music, grazie ai quali abbiamo potuto suonare assieme a lui!
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?
Se parliamo di artisti indipendenti sicuramente i Pinguini Tattici Nucleari, band bergamasca emergente che stiamo seguendo calorosamente
negli ultimi tempi. Secondo noi sono estremamente in gamba e pieni di talento, ci piacerebbe un giorno arrivare al loro livello e poter collaborare insieme!
Potete indicare tre brani, italiani o stranieri, che vi hanno influenzato particolarmente?
Direi Highway Star (Deep Purple), che abbiamo anche avuto occasione di suonare come ospiti a un saggio di musica tempo fa. Suonarla è stata ardua, gli assoli sono famosi per essere molto virtuosi, ma alla fine si è dimostrata un’ importante pietra miliare per tutta la band. Poi la
celeberrima Stairway to Heaven (Led Zeppelin), nostra cover storica, che abbiamo sempre suonato con estremo piacere.
Infine direi Comfortably Numb (Pink Floyd), anch’essa nostra vecchia cover, le cui sonorità hanno caratterizzato alcune canzoni del nostro
primo ep The Hole.
The Lizards’ Invasion traccia per traccia
L’ep si apre con nostalgie del Canterbury sound e le tastiere di White Whale, titolo evocativo per definizione, da Melville al Banco di Mutuo Soccorso. La Balena bianca in questione si tinge di rock vintage e presenta polmoni adatti alle profondità del rock.
Molto più guizzante l’atteggiamento di Nothing Sounds Like a Girl, che su basi blues si produce in ritmi alti, che lasciano spazio a fiati e chitarra. La chiusura dell’ep è dedicata alla molto melodica the Dare to Hear, intrisa di malinconie e con un finale parzialmente psichedelico.
Abilità strumentistica e di orchestrazione sono in buona evidenza, nell’ep di The Lizards’ Invasion. Ma sembra di avvertire anche una buona qualità dell’ispirazione in tutti e tre i pezzi. Che però devono costituire soltanto un assaggio rispetto a nuovi e futuri lavori.