The Rubbles si autodefiniscono “un quartetto di ventenni nato da umidi garage e scantinati cagliaritani”. Hanno pubblicato mesi fa l’esordio omonimo in cui hanno mescolato dosi di rock, blues, funk e altro guadagnandosi un certo grado di attenzione e buone speranze per il futuro. Ecco la nostra intervista con loro.
Qual è la storia della vostra band?
La storia della nostra band è la storia di molte band adolescenziali: due amici (Lorenzo e Maurizio) che si incontrano per suonare qualche cover di gruppi che piacciono a entrambi, un bassista raccattato nella spazzatura (Crohn) e un batterista trovato tra gli annunci del giornale (Franco).
Un live si mette di mezzo, si prepara una scaletta, nasce il primo pezzo originale, di solito un paio di mesi, qualche annetto, poi tutto finisce.
Magari le differenze nei gusti musicali iniziano a essere più pesanti e a prevalere sull’entusiasmo di aver trovato finalmente qualcuno con cui suonare, oppure altri impegni quali la scuola, le ragazze, gli sport (noi ci siamo formati nel 2010, all’età di 16 anni) hanno la meglio sulla voglia di fare musica e soprattutto di divertirsi suonando con i propri amici. Per noi no.
Sono cinque anni ormai che ci tormentiamo a vicenda, con alcuni alti ma anche certamente molti, moltissimi bassi. Dovessimo raccontare ogni episodio, non basterebbero ovviamente le poche righe che stiamo scrivendo.
Molti di questi sono diventati soggetti delle nostre canzoni, altri molto meno interessanti sono solo rimaste delle storie da raccontare agli amici.
Quello che li accomuna tutti, è che probabilmente rimane la nostra vera storia, è che dopo tutto quello che ci è successo, siamo sempre andati avanti, rimanendo uniti.
La nostra, è la storia di quella Passione forte, fortissima, di tutti i ragazzi innamorati: della Musica, prima di tutto, ma anche, nel nostro fortunoso caso, di 4 ragazzi che questa Passione l’hanno voluta condividere assieme, creando un legame non solo strettamente musicale, ma anche di grande amicizia, che dopo tutti questi anni li porta ancora a suonare, lanciarsi sempre in nuove sfide e progetti, di cui l’ultima è il nostro primo ep.
Come è nato il disco che avete pubblicato circa un anno fa? Avete composto del materiale ad hoc oppure è la raccolta di canzoni composte in tempi diversi?
The Rubbles è una raccolta di canzoni composte in tempi diversi. Per come abbiamo impostato il nostro progetto, tutti i nostri pezzi nascono da sentimenti, situazioni più in generale vissute in prima persona da qualcuno dei componenti.
Il fatto di aver riunito brani composti in tempi diversi fa emergere molto questa caratteristica: pezzi come Affabile, o Brave Ragazze, raccontano di situazioni comuni ai ragazzi della nostra età, di alienazione, di solitudine, difficoltà a riconoscersi nelle abitudini e nei modi di fare di alcuni nostri coetanei.
Altri, come Come Una Malattia o Sarà L’Estate, vivono su temi più leggeri, “pop” diciamo, di amori inseguiti e non corrisposti (anche se musicalmente sono interpretate in modo molto diverso); l’Aiuola nasce da storie d’infanzia di Moris, che sono diventate il pretesto per lanciarsi in un funk dal sapore molto dance; Ringo Non Era Una Starr, sfrutta l’immagine del più bistrattato dei Beatles per creare una metafora che racconta dello spirito con cui mandiamo avanti il nostro progetto.
Sono molte quindi le sfumature di questo album e le storie dietro a esso: un lavoro di composizione ad hoc, è comunque una sfida in cui ci stiamo cimentando in questo periodo, sperando di portarla a termine presto con l’uscita del nostro secondo lavoro.
Sul vostro sito c’è un elenco delle cover che proponete in concerto, una lista enorme che va dai Beatles a Manu Chao, da Battisti ai Nirvana. Ma voi cosa ascoltate nel tempo libero?
Diciamo che la scaletta che hai letto rispecchia abbastanza la varietà dei nostri gusti musicali: se il legame che unisce tutti e 4 è l’indie rock di stampo prettamente britannico ed americano (Kooks, Arctic Monkeys, Black Keys, Kings of Leon, etc…), ognuno ha dei gusti personali che comunque condivide col resto del gruppo.
Moris è patito del pop in tutte le sue forme, dai Beatles al pop/rock italiano anni ‘70 (Lucio Battisti, Ivan Graziani, Battiato); genere che condivide con Lorenzo, che nel tempo libero inoltre produce musica elettronica, dance dal sapore funkeggiante anni ‘70 ed hip hop (Four Tet, James Brown, Flying Lotus, Kendrick Lamar, Flume ); generi che condivide con Crohn, che oltre ad essere patito del funk e dell’R&B in più forme apprezza molto l’hard rock (Rush, Led Zeppelin) e la fusion (Weather Report, Miles Davis), a loro volta generi condivisi con Franco, che ama anche lo stoner (Kyuss, Queens of The Stone Age) e la new wave italiana (Brunori, thegiornalisti, Gazebo Penguins, Fast animals and slow kids), generi a loro volta apprezzati da Moris e Lorenzo, etc…
E’ una complessa e fitta rete di interessi musicali, molto vari, che cerchiamo di rendere al meglio in ognuno dei nostri pezzi.
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