Dodici anni dal loro ultimo lavoro (Tastyville, Africantape Rec. 2012), From Fire I Save the Flame è il nuovo disco dei Three Second Kiss. Nove tracce che non riprendono il discorso musicale della band dove era stato lasciato, anche per una storia lunga alle spalle fatta di spostamenti infiniti, difficoltà logistiche ed esistenziali, rotture e riconciliazioni, nuovi amori e amicizie ritrovate.
Siamo “dentro” il nostro suono e molto semplicemente non possiamo definirlo dall’esterno. Ci limitiamo a dire che mai come oggi in cui la vita è diventata così complicata, insensata, divisiva, falsamente sociale, mai come oggi suonare, comporre, condividere musica e registrare questo disco per noi ha acquistato senso
Three Second Kiss traccia per traccia
Rafforzato dalle sensazioni di un brano catturato in presa diretta, Soul catchers apre il disco portando alla luce sensazioni piuttosto magmatiche e molto contrastanti, affini al sound degli anni Novanta.
Sensazioni mescolate quelle trasmesse da Mother, che parte acustica ma poi si fa rumorosa e ricca di circonvoluzioni. Suggestioni elettriche e piuttosto aspre quelle che percorrono, anche in modo sotterraneo, Garum.
Il pianoforte occupa, in modo a dire il vero un filo isterico, Intermission n. 1, prima che parta First Blood Spills, particolarmente tempestosa, con i suoi chiariscuri e il suo atteggiamento figlio di un post punk internazionale da cui ci si è abbeverati bevendo direttamente alla fonte.
Let Me Breathe The Way I Know è poi un percorso molto ricco di tensione, irregolare e articolato, quasi vicino al math rock, almeno a livello di concetto se non di suono. E a questo proposito, ecco poi le circonvoluzioni intime ed esteriori di Exclusion Code.
Dolori da affrontare con dosi vaste di elettricità e drumming con Letter from Hurtville, con istinti hardcore tenuti a bada a malapena. Il secondo intermezzo arriva con Intermission N. 2, meno pianistica e più sofferta.
Molti strati sonori quelli su cui poggia Fuss, che vede la batteria sfogare istinti piuttosto profondi e rollanti. Chiusura molto oscura quella che riserva Heart full of Bodies, lenta e persa nei sottoboschi della negatività.
Sempre interessante e senza perdere presa sulla realtà e sul suono, il lavoro dei Three Second Kiss: il nuovo disco suona, appunto, “nuovo” e rotola rotondo fuori dalle casse, facendosi sentire forte e colpendo in mezzo allo sterno, come è giusto che sia.
Genere musicale: post punk
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