Tiger! Shit! Tiger! Tiger!, “Bloom”: recensione e streaming
Bloom è il nuovo album dei Tiger! Shit! Tiger! Tiger!, in uscita per To Lose La Track (LP) e Coypu (cassetta). Il quarto album della band umbra continua a sperimentare nuove sonorità, sviluppando un linguaggio creativo che non abbandona la propria identità pur superando le proprie origini votate alla bassa fedeltà. Il disco corre sui binari della gioventù sonica, tra reminiscenze grunge e shoegaze attraversando scenari ora emozionali e violenti, ora desertici e aridi.
Il titolo, Bloom, vuole sottolineare il senso di rinascita che ha accompagnato i Tiger! Shit! Tiger! Tiger! nel nuovo e lungo percorso creativo, incarnato dalla delicatezza e dalla potenza espressiva di un semplice fiore. Un fiore che si dissolve nell’acido e che da esso rinasce. Bloom è un dialogo che la band ha condotto con la sua più intima natura, con la sua voglia di autocompiacersi anche dei propri difetti, delle proprie ferite ma con lo scopo di non guardarsi mai indietro pur di ottenere una nuova forma di linguaggio creativo.
L’album è registrato, mixato e masterizzato completamente in analogico presso il VDSS Recording Studio di Frosinone da Filippo Passamonti (in passato in studio con Kurt Vile).
Tiger! Shit! Tiger! Tiger! traccia per traccia
Con un mood indiscutibilmente post grunge, Memory racconta i propri ricordi con una certa malinconia e pennellate languide di chitarra elettrica.
Battiti profondi quelli che contraddistinguono Stones, pietre che rotolano per pendii che sanno ancora di rock anni Novanta, marmoreo nel suo incedere, granitico nei propri propositi.
Aria più mobile quella che si respira in Dark Thoughts, in cui comunque i pensieri oscuri sono accompagnati da una sezione ritmica che lavora in profondità. Altro lavoro malinconico è invece quello che fa la chitarra in Endless, che si allunga su sentieri elettrici.
Si entra poi in modo nervoso nella Empty Pool, che manda riflessi traslucidi e suoni piuttosto taglienti. Blanket ha dinamiche più rettilinee ma non prive di numerosi riverberi.
Vibrazioni più articolate si propagano da In Between, che ricorda un po’ i Church in qualche movenza, ma in genere si abbevera ulteriormente dal lato oscuro degli anni Novanta.
Echi di Nirvana sono piuttosto udibili in Hands Down, che poi prende strade tutte proprie, con una sempre maggiore importanza al suono di chitarra. Afterwards è ricca di sensazioni tempestose, che si alternano a idee più malinconiche.
Il disco si conclude con le atmosfere vaste, calme ma sempre più minacciose di Melting Forest, una foresta che si scioglie piano sotto i nostri occhi e di fronte alla nostra impotenza.
Riferimenti sonori molto chiari, grande talento ed energia, i Tiger! Shit! Tiger! Tiger! confermano quello che già si sapeva di loro, con un album compatto e molto vibrante, intenso fino nelle profondità più intime.