Tobjah, “La via di un pellegrino”: la recensione
Esce oggi, venerdì 3 giugno 2022 La via di un pellegrino, il secondo album solista di Tobjah, moniker di Tobia Poltronieri dei C+C=Maxigross, che segue il precedente Casa Finalmente del 2018. Il disco, fuori per l’etichetta indipendente TEGA e già stato anticipato dal singolo Nuova Stagione, è un cammino tortuoso tra luce e oscurità, dove attitudine dub, reminiscenze hip hop e atmosfere ambient incontrano la canzone contemporanea. Un nuovo inizio.
Questo disco nasce alla Fine del Mondo allora conosciuto quando, avendo perso ogni certezza, non mi era rimasta altra possibilità che inventarmi un Mondo Nuovo. Scorrazzavo tutto il giorno per le vie di una città deserta, dimentico della mia esistenza precedente, facendo un mestiere per me inedito (il corriere in bici) che nulla c’entrava con ciò che avevo fatto prima d’ora. La sera, esausto, tornavo nella mia casa studio, vuota e silenziosa come non mai. Prima di addormentarmi, leggendo Moby Dick, il mio letto diventava la punta della baleniera Pequod, che attraversava un mondo che andava alla deriva. A pensarci adesso sento ancora la brezza dell’oceano che mi ha salvato, portandomi ogni notte così lontano da dove mi trovavo.
La via di un pellegrino è un disco nato mentre il presente si sgretolava e il futuro non esisteva più. Ho cercato di creare qualcosa che non avevo mai fatto prima, perché non avevo più nulla da perdere. Non è un album concepito per essere portato in giro dal vivo perché quando l’ho realizzato i concerti erano solo che miraggi lontani. Così, invece che cominciare dalla mia solita chitarra, sin dal principio mi sono buttato su campionamenti polverosi, batterie elettroniche, bassi profondi e percussioni di lidi lontani, lasciandoli librare con echi a nastro e riverberi a molla che liquefacevano e rendevano sempre più alieni quei suoni embrionali. All’improvviso un ritmo nuovo ha risvegliato il mio Spirito, la strada si è illuminata e ho cominciato a danzare. Questo disco è dedicato all’eterno amico, fratello cosmico, zio Miles Cooper Seaton (1979 – ∞)
Tobjah traccia per traccia
L’acqua nel deserto, un altro miraggio: si cerca un Senso fin dalle prime note dell’album, con un andamento particolarmente morbido e sinuoso, che permette un ingresso soffice nel disco, introducendo però già un concetto di ricerca.
Chi l’avrebbe detto mai conserva atmosfere orientali: attraversato un primo deserto, si approda alla città, tra ritmi profondi e danze conturbanti, e ipotesi irrealistiche che si trasformano in realtà.
Si vaga, a livello sonoro, in atmosfere pop colorate un po’ alla Flaming Lips, ma con anche un po’ di Venerus nelle vene: l’inverno sta finendo e qualcuno piange, ma bisogna accettare l’arrivo della Nuova stagione.
Suono (l’eterna ricerca del…) illustra i tentativi di capire la vibrazione giusta, in un contesto morbido ma che si fa più ritmato, quasi latino nelle movenze, sicuramente festoso.
Movimenti quasi liquidi quelli che mette in fila Ricordati di te (Chi assaggia sa), ancora fiorita e colorata, molto “vocale” e ricca di contrasti interessanti. Si rallenta e ci si rilassa un po’ sotto una Stella che brilla piano.
La poetica del diverso (“è ciò che tiene assieme l’universo”) è una celebrazione degli opposti che si attraggono, anche se questo non vieta di sentirsi persi, in un fluire continuo di eventi e di suoni.
Si prosegue con Sogno #1388, intermezzo-racconto di voce femminile di quello che in realtà è un incubo. E infatti è proprio con Incubo che si prosegue, strumentale in realtà piuttosto carezzevole.
Siamo quasi alla fine, eppure è ancora ora di Pensare al cominciamento, forse per voltarsi e scoprire quanta strada si è fatta, forse perché ogni fine è un nuovo inizio.
E dopo lo strumentale di passaggio, ecco che si conclude La via di un pellegrino, title track che torna al cantato per spiegare un certo ritorno alla consapevolezza, ancora in salsa mediorientale.
Non è nuova la continua volontà di ricerca di Tobjah, da solo o con il gruppo. Ma sono sempre nuovi i risultati che raggiunge, con uno spirito avventuroso ed esplorativo che non smette mai di spingersi in là. Detto questo, sa anche di pop, seppure molto alternativo, questo nuovo disco fatto di canzoni-canzoni, contrassegnato da un viaggio possibile, curato nei dettagli e ricco di vibrazioni positive.