Fuori su tutte le piattaforme di streaming Meconio, il primo album di Ubertone. Con questa raccolta, che spazia da intense ballate introspettive a piccole narrazioni caratterizzate una componente umoristica, il cantautore rodigino ci introduce al suo peculiare mondo poetico fatto di forti chiaroscuri, musicali ed emotivi.
Il meconio è la prima deiezione del neonato, in termini più prosaici la nostra prima cagata. Questo titolo me lo porto dietro da quando ho iniziato a scrivere canzoni. Mi dicevo: quando pubblicherò un disco lo chiamerò Meconio! Nel corso degli anni la tracklist è cambiata completamente: mano a mano che scrivevo canzoni che reputavo migliori, toglievo quelle vecchie. Non so nemmeno quante liste, sempre diverse ho scritto nel corso degli anni. Su quaderni, postit, tovaglioli, ovunque. E così alla fine, tutte le canzoni originali sono cambiate ma il titolo è rimasto. Meconio è un po’ la mia nave di Teseo. Per questo l’album contiene più generi: la composizione si è stratificata negli anni. Il collante, a mio modo di vedere, risiede soprattutto nella scrittura
Ubertone traccia per traccia
Rapida e delicata a livello di suoni, Se io non fossi me apre il disco, con un qualcosa di Checco Angiolieri e idee di identità precaria.
Si entra poi alla Despar con un giro di basso per raccontare la vita del cantautore, con qualche riferimento vintage.
Ritorna la tranquillità con un’acustica Ferragosto, poco festosa e molto malinconica, a dispetto dell’ironia di fondo.
Ancora in acustico ma più dinamica, La ragione propone una motivazione curiosa al perdurare di una relazione. Non mi manchi per niente raccoglie contraddizioni e rimpianti fischiettando e ondeggiando su ritmi un po’ reggae.
Efelidi recupera in gentilezza e romanticismo, appoggiandosi anche gli archi. Decisamente più energica 10 APG, ritratto non esattamente gentile di una ragazza piuttosto disinvolta.
Torna la calma con Chiodo scaccia chi odio, rappata per raccontare di risentimenti per una relazione finita. Eccoci poi a Giorgia, narrazione di una conoscenza abbastanza singolare, appoggiata su una rima baciata con il titolo.
La mia canzone per lei torna a temi romantici, con qualche idea rock blues che subentra qui e là. Siamo animali accoglie una certa tristezza, parlando di tabù e di finzioni.
Piuttosto battistiana, ecco poi Parlando di lei a lei, che si arriccia su se stessa e viaggia a ondate. Si chiude con Caro diario, molto pensosa e riflessiva.
Un tracciato sonoro quasi sempre molto semplice, qualche citazione decisamente fuori tempo, ma la proposta di Ubertone è carina, divertente e ben fatta.