Gli Ufomammut pubblicano 8, il loro nuovo album, in arrivo il 22 settembre per Neurot Recordings. Il titolo 8 è concepito sotto diversi punti di vista. Visto verticalmente, è riferito al numero dei brani che compongono il disco, 8 potenti tracce che confluiscono una nell’altra senza soluzione di continuità, dando vita a una singola entità, un unico viaggio in cui ogni canzone è lo sviluppo della canzone precedente.
Questo flusso ininterrotto conduce al secondo significato del titolo, in cui l’8 messo in orizzontale diventa ∞, il simbolo dell’infinito. Oltre alla natura dei brani, l’infinito si riferisce anche alla storia della band, il cui nucleo fondamentale – Urlo (basso, voce, effetti, synth), Poia (chitarre, effetti) e Vita (batteria) – non si è mai smembrato.
Il nuovo lavoro è stato registrato al Crono Sound Factory di Vimodrone (MI). Le sessioni hanno seguito un nuovo approccio: la band ha registrato suonando nella stessa stanza in contemporanea, avvalendosi del loro storico tecnico del suono live Ciccio in collaborazione con Fabrizio San Pietro al mixer. Le sovraincisioni sono state utilizzate soltanto per le voci, i synth e alcuni dettagli.
Ufomammut traccia per traccia
Il disco incomincia da Babel, una torre del suono costruita con granito e chitarre, su fondamenta di batteria sonora e rumorosa. I cambi di ritmo contribuiscono alla magnitudine del pezzo, che non ha la timidezza tra i propri requisiti.
Il noise furibondo della band si riversa poi in Warsheep, che tiene a freno i ritmi ma non l’incisività del drumming, fornendo altre colate magmatiche al quadro generale. Si passa poi a Zodiac, più “cantata”, ove per canto si intendano cori utilizzati a modi contundenti.
Si riprende a scolpire sul marmo con Fatum, muro di suono fatale che però, dopo la partenza, ammette qualche piccola variante luminescente, alimentata poi anche dalle voci. Non ci sono tregue, ovviamente: Prismaze riprende senza sosta il martellamento, anche se la seconda fase del brano accoglie nuvole psichedeliche all’orizzonte.
Anche Core è animata da sentimenti sinceri quanto belluini, con vibrazioni che ne attraversano il corpo. Passo più pesante per l’infernale Wombdemonium, che si muove su cadenza pesante attirando l’ascoltatore verso il basso in modi ipnotici. Si chiude con la lunga Psyrcle, che comincia con tranquillità. Ma è una sensazione di breve durata, che lascia presto spazio a sbocchi potenti e roboanti, anche se con qualche ulteriore svolta psichedelica qui e là.
Gli Ufomammut costruiscono, come d’abitudine, una montagna sonora che si scala con coraggio. Il disco è forse ancor più compatto e determinato dei precedenti, e sarà notevole se eseguito tutto in fila nei concerti dal vivo.
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