TRAKS oggi ospita in anteprima esclusiva In viaggio, video e singolo di Unisona Collettiva, un incontro (virtuale) tra un gruppo di cantautrici che hanno creato una comunità artistica di cui questa canzone rappresenta il primo passo.

Durante il periodo di quarantena le artiste si sono incontrate per scrivere un testo a più mani su una melodia tradizionale scozzese (Òganaich Uir a Rinn M’ Fhàgail) che richiamasse l’idea del viaggio e del percorso individuale.

Il brano In viaggio ha visto l’interpretazione vocale di Eleonora Betti, Susanna Cisini (in arte SUE), Cinzia Gargano, Manuela Pellegatta, Sara Romano, Francesca Sabatino (in arte LAF), Agnese Valle e Chiara White, oltre che la partecipazione straordinaria di Adel Tirant.

Il testo è stato scritto e curato da Eleonora Betti, Susanna Cisini, Cinzia Gargano, Manuela Pellegatta, Sara Romano, Francesca Sabatino, Cristiana Verardo e Chiara White. Gli strumenti (chitarre, banjo, diamonica, basso e grancassa) sono stati suonati da Sara Romano, a eccezione della darbouka, curata da Luca Giannotti. Il mixaggio è stato eseguito da Fabrizio Fini Il montaggio del video è a cura di Sara Romano.

Per accompagnare progetto e anteprima abbiamo rivolto qualche domanda a una folta rappresentanza delle Unisona Collettiva: ci hanno risposto Sue, Cinzia Gargano, Agnese Valle ed Eleonora Betti, in una piacevole videoconferenza.

Come nasce Unisona Collettiva?

Sue: La maggior parte delle cantautrici che fanno parte del collettivo erano presenti quest’anno a Sanremo, ospiti dell’Attico Monina. In quell’occasione ci siamo conosciute, organizzando poi anche la serata delle cantautrici il venerdì sera in piazza Bresca.

Da lì era già partita l’idea della bellezza di poter collaborare e di poter iniziare dei progetti come gruppo di cantautrici. Non c’era ancora niente di concreto, però era partita l’idea di poter condividere, attraverso le carriere personali, appoggi durante le trasferte e organizzazione. Insomma era partito come un gruppo “pratico” di auto mutuo aiuto.

Una volta tornate a casa, anche per il discorso legato alla quarantena, il fatto di sentirci un po’ isolate e di non avere la possibilità nell’immediato di collaborare con qualcuno ha fatto poi nascere l’idea più concreta di poter unire le nostre carriere nel lavoro di progetti comuni.

Abbiamo pensato di creare un Collettivo dove ognuna potesse portare avanti la propria carriera personale, però attraverso il quale poter condividere e poter lavorare a dei progetti di canzoni in cui condividere sonorità e testo.

Quindi è partita da Sara Romano l’idea di lavorare sul nostro primo brano, che è appunto In viaggio, ripreso da un brano tradizionale scozzese, al quale abbiamo cambiato il testo. Ognuna ha scritto una strofa, abbiamo poi coinvolto Agnese e quindi è iniziato così il percorso.

E’ stato difficile far convivere le diverse sensibilità?

Agnese Valle: In viaggio è il brano con cui sono subentrata nel discorso del Collettivo, portata dentro da Sara con cui avevo avuto altre collaborazioni in passato.

Molte di loro già le conoscevo, altre no e ci siamo conosciute in ambito di quarantena. Dovendo dare ognuna di noi la propria idea di viaggio c’è stato sicuramente un confronto delle differenti individualità che per la prima volta entravano in contatto.

E’ stato un po’ il nostro primo esperimento, dal punto di vista degli intrecci vocali, tra l’altro a distanza, e pensare a un’armonizzazione su un’altra persona con cui non canti insieme è stata una cosa stranissima. Ma è stato stimolante anche poter coniugare le varie scritture nonostante ognuno poi desse il proprio punto di vista.

Forse è stata una fase preliminare che ci ha fatto dire: si può andare avanti. Invece i vari esperimenti collettivi che sono in itinere sono molto più collettivi; pensiamo insieme a un tema, a una sorta di sceneggiatura, e poi intrecciamo proprio frasi e scrittura, quasi passandoci la palla.

Sono una che ha sempre creduto alla collettività e ai grandi gruppi, arrivo da un’esperienza di orchestra femminile di diciassette elementi… Il nuovo collettivo femminile, dopo quell’esperienza che era stata molto bella ma molto difficile, mi metteva un po’ di paura, e invece la cosa meravigliosa è che siamo tutte portatrici di idee ma allo stesso tempo siamo noi stesse che le smontiamo.

“Guardate ragazze ho fatto questo disegno della nostra scritta con i fiorellini” “Be’ sembriamo un vivaio” “Sì in effetti è una cagata, basta via…” Non c’è l’idea di essere affezionati a un’idea “in quanto mia”, ma al dire se ci rispecchia o no. In questo senso c’è proprio un pensiero rivolto al collettivo e non al dover affermare una propria visione. E allo stesso tempo non sentirsi depotenziati perché la tua idea non piace: oggi no, domani magari sì.

Sue: E poi noi siamo molto ferme sull’idea di libertà del Collettivo. Ognuna si può sentire parte, ma può anche non farne parte in quel momento perché ha altre cose e altre situazioni che non le permettono di metterci la testa come vorrebbe. La parola d’ordine è libertà: se uno può fa, altrimenti ci sarà in un altro momento della sua vita. Ed è per questo che è un Collettivo aperto ad altre collaborazioni e situazioni, non siamo “fisse” sulle idee.

Perché la tematica del viaggio?

Cinzia Gargano: Anche l’idea del viaggio arriva da Sara, forse anche ispirata dal viaggio che abbiamo fatto a Sanremo. In realtà ci ha detto soltanto: “Donne in viaggio, fate voi…”

A me piace molto il fatto che ci siano delle frasi diverse per ognuna, ma poi c’è questo mantra che si ripete, come a voler dire che ognuna è se stessa ma siamo tutte insieme. Perché poi il mantra lo ripetiamo tutte.

Senza volerlo, in realtà le nostre frasi, create in totale solitudine, si sono andate a incastrare in maniera molto omogenea. Non ci siamo confrontate: abbiamo semplicemente dato una frase a Sara, lei ha dato un ordine, e quell’ordine ha funzionato senza che ci pensassimo più di tanto. E’ nato in modo molto spontaneo.

C’è chi ha narrato il viaggio dal punto di vista emotivo, c’è chi lo ha narrato dal punto di vista più concreto, ma comunque si è creato veramente un testo omogeneo. Non c’è stata perdita di tempo perché in realtà non abbiamo corretto nulla.

Eleonora Betti: Un’altra cosa che mi piace molto di questa canzone e di questo testo è che si aggiunge anche la varietà linguistica, perché alcune di noi hanno scelto di scrivere la frase nel proprio dialetto, quindi c’è anche un mix di provenienze linguistiche dentro al brano. Oltre che delle nostre anime e dei nostri pensieri.

Mi raccontate qualcosa del video? Posto che ormai è diventato un format “il video in quarantena”…

Eleonora Betti: La cosa più divertente per me nel video è stato vedere quello che avevano fatto le altre. Non c’è stato un confronto fra di noi: ognuno ha interpretato il concetto a suo modo, c’è chi è stata più fantasiosa e chi più aderente all’idea di restituire un momento di canto, in modo semplice.

Poi è stato divertente vedere poi il montaggio del backstage perché lì veniva fuori veramente il “video quarantena”, chi magari aveva il fidanzato in casa che la faceva ridere come una matta mentre faceva questa cosa, chi sbagliava e si arrabbiava davanti allo schermo e cose simili…

E’ stato molto carino perché in questo lungo periodo di assenza in cui siamo presenti in un luogo ben determinato, chiuso e sempre lo stesso, è stato come se fossi a casa di ognuna di loro per un momento.

Questo mi ha fatto molto sorridere, mi ha fatto sentire un’unione ulteriore rispetto a quando ho ascoltato la traccia finita del brano. Quello che è venuto fuori è molto di più anche di quello che io stessa mi aspettavo quando ci siamo dette: “Vogliamo fare questo progetto insieme?” e ho detto di sì.

Man mano che le cose sono andate avanti mi sono resa sempre più conto di quanto ci fosse di concreto dietro questa idea. Il che è stata una sorpresa molto bella, anche trovare una concretezza di relazioni per esempio.

Agnese Valle: Nella costruzione del video è stato interessante il fatto che non ci siamo trovate soltanto a fornire a un terzo il nostro immaginario, ma proprio a fornirlo a ognuna di noi, perché noi per prime abbiamo espresso il nostro modo di fare musica, nella scelta del momento da riprendere.

Era un primo esperimento per conoscere qualcosina in più oltre alla produzione musicale, grazie a un supporto visivo che mi portasse nel posto dove Sue fa la sua musica, le luci che ha cercato Laf, Cinzia sul divano che ride… E’ stato anche per noi un approfondimento di un angolo che non avevamo ancora esplorato.

Che futuro vi immaginate per Unisona Collettiva?

Sue: Noi non ci sentiamo legate a un genere musicale, quindi da qui in avanti l’idea è di creare dei progetti che spazino a livello di genere, di persone e di sonorità.

Vorremmo creare e sperimentare con brani e sonorità differenti, poi vorremmo presentarci con due brani al Premio Parodi, il festival di world music che si terrà (si spera) in ottobre in Sardegna. Quindi ci vedo in trasferta con Cinzia che guida (perché è l’unica che non beve)…

Sarebbe bello sperimentare dal vivo la produzione che fino a ora abbiamo dovuto per forza di cose fare in casa dal vivo, confrontandoci insieme in uno studio. Perché il prodotto che abbiamo fatto finora è per forza di cose casalingo.

Agnese Valle: Io ho come proiezione principalmente l’idea di portare avanti questo piccolo bacino di creatività collettiva, una condivisione che spesso è ciò che manca a chi ha un progetto a proprio nome.

Perché per quanto poi si cerchi di creare piccole famiglie musicali in realtà tutto fa capo a sé. Le parole chiave sono il “fare insieme”, lo spazio di collettività che manca in un percorso individuale.

In un momento in cui si parla tanto ma si riesce a fare ben poco, questa è stata la dimostrazione che si possono realizzare delle cose con i mezzi che si hanno a disposizione in quel momento. Ma la quarantena ha alleggerito le titubanze rispetto a un percorso che comunque avrebbe assorbito del tempo e dato degli impegni ulteriori rispetto al proprio percorso.

Questa titubanza si è alleggerita quando si è fatto effettivamente qualcosa. Quindi si è detto: sì però che bello, lo trovo il tempo. Quindi sono partite le nostre riunioni fino a mezzanotte… A quel punto è diventato tutto molto più lieve.

Cinzia Gargano: Questo collettivo lo vedo un po’, per fare un paragone che potrebbe risultare buttato lì ma è pensato… E’ un po’ come quando trovi la persona giusta: non è che a te manca qualcosa e quella persona deve compensare, ma deve aggiungere.

Io vedo il collettivo come un compagno che aggiunge qualcosa a quello che già hai. Lo vedo come un modo per portare un interscambio, una nuova linfa tra i nostri percorsi personali e quelli del collettivo. Un doppio senso di marcia, e la leggerezza di non sentirsi sole in questo periodo specialmente, e la dimostrazione che le donne possono collaborare in modo costruttivo e pacifico.

A questo ci tengo perché ogni volta si dice: “No, ma le donne non possono lavorare insieme”. Noi saremo la dimostrazione che questo è falso! Qui lo dico e qui lo firmo!

Eleonora Betti: Mi piace molto l’entusiasmo con cui è partita Susanna che ha citato il Parodi e ha fatto una cosa che corrisponde al mio esatto opposto perché io non l’avrei mai detto: sono scaramantica su queste cose!

Con la spontaneità nel dirlo però ha fatto uscire un po’ dell’energia che ognuna di noi tiene dentro di sé. Speriamo di lavorare non soltanto con queste collaborazioni a distanza, ma di essere insieme in uno stesso luogo e fare musica insieme.

Per certi versi non riesco neanche a fare una previsione così precisa di quello che succederà, anche per un discorso di “libertà coordinata”: lasciamo che il progetto prenda una strada e si modelli di giorno in giorno. Sento tutto il progetto come qualcosa di dinamico e di pulsante, anche grazie al fatto di accogliere anime diverse ma che hanno questo approccio di grande apertura e condivisione reciproca.

Credo che tutto questo continuerà a portare cose molto interessanti e sono contenta che si possano lasciare scoprire un po’ alla volta senza averle tutte fin da subito sotto il naso.

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