A poco più di un anno dall’uscita dell’ep Monolite la formazione orobica Unità di Produzione, privata di una chitarra rispetto agli esordi, pubblica Abisso. Dodici brani che virano verso un sound che non dà tregua, non compiace l’ascoltatore e lo prende di petto.
Un post rock che si allontana dalle atmosfere dark wave che hanno caratterizzato il suo predecessore. A collaborare con il terzetto ci sono i cori di Viky Rubini (Àwaré), la voce di Serena Caponera (Minerva), le percussioni di Aronne Gavazzeni (Boris 504), sintetizzatori sotto la supervisione di Matteo Bugliari (Signals from another planet) e le chitarre di Samuele Locatelli (The pick scrapes).
Unità di produzione traccia per traccia
Il disco si apre con la molto oscura Amami, macchina, brano di contrasti e contrarietà, che a livello sonoro mescola sensazioni elettriche e sintetiche in modo molto efficace.
La title track Abisso scava anche più a fondo: il suono qui si indurisce, sconfina nel metal, offre il fianco alle chitarre e al drumming, lasciando che sul fondo si muova comunque qualcosa di inquietante.
Fisso utilizza un drumming marziale, suoni di chitarra tra il languido e il malinconico, immagini liquide e piccoli suoni fluidi. Si ragiona di sussurri in Medusa, tenue senza essere delicata.
Annibale scavalca le Alpi per introdurre atmosfere elettriche, recitati, lamenti di chitarra. La breve Dizione e disciplina si butta su un cantato screamo, mentre Raffinatezze recupera in compostezza, anche se si tratta soltanto di un discorso iniziale, poi scomposto in frammenti elettrici nella seconda parte.
Una liason elettrica con gli anni Novanta del rock alternativo italiano (CSI, Marlene Kuntz) emerge da Deserti. Sergio Leone è evocato da Giù la Testa!, che però suona molto più elettrica che morriconiana.
Parte molto piano Intenti, sbocciando poi in una fioritura elettrica che sa di disperazione. Ancora i CSI, quelli di Linea gotica, tornano alla mente per la molto oscura Schiacciasassi. Si chiude con la moderata ma tagliente Azzardo.
“Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te”: la ben nota e abusata citazione di Nietzsche si intona bene con le oscurità di questo album.
L’Abisso dell’Unità di produzione è molto oscuro e costruito su livelli sonori diversi, con attenzione. Il risultato è un disco significativo e convincente, dal primo all’ultimo brano.