Esce su etichetta Ribéss Records il primo lavoro degli unoauno, intitolato Cronache carsiche. La band post-punk si costruisce una mistica della provincia dall’identità molto forte: “Siamo profondamente contrari a una musica che serve a intrattenere. Forse questo è il punto più importante. La musica, certo, è un gioco. Ma un gioco estremamente serio. Odiamo le canzoncine che servono soltanto a divagare e a sorriderci su. La musica è un linguaggio antico, religioso. Rituale.”
Le scelte sonore degli unoauno sono piuttosto nette: soltanto basso elettrico, niente chitarre, niente sovraincisioni, una batteria in parte elettronica in parte no, qualche tasto di synth. Con evidenti piste che riportano alla musica dei CSI, ai Massimo Volume e a quella linea di pensiero.
unoauno traccia per traccia
Il discorso post-punk, scarno, essenziale, asciutto e quasi icastico, si dimostra in tutta la propria potenza a partire da Dei, la prima traccia. Più elettrica e più fitta la seguente Restare vivi, che più che ai CSI fa pensare ai CCCP.
Una tranquillità apparente caratterizza Carsica, che piano piano rivela volti elettrici e inquieti. Si arriva al doppio brano Aleppo, di cui la prima parte è costruita sui rimpianti e su un climax ritmico. La seconda parte stacca di netto e rivela i propri meccanismi.
Figlio è appoggiata su background più minimalisti e sintetici, e acquista forza dall’opposizione tra vuoti e pieni. Giochi opta per tematiche spirituali sui generis, con un dardeggio sparso su geolocalizzazioni milanesi e un martellamento conclusivo quasi psichedelico. Si chiude con Clausura, tempestosa e calma (nel cantato) allo stesso tempo.
Un disco rapido e tagliente: l’esordio degli unoauno colpisce e scappa, rinfresca le radici migliori del rock italiano senza appiattirsi sui modelli, si nutre di linfa antica e la restituisce in modo lussureggiante.