Un segno di vita per Carosello Records è il nuovo album di Vasco Brondi e segna il ritorno del cantautore a distanza di tre anni dal suo ultimo disco. Per accompagnare l’ascolto, il cantautore ha scritto il Piccolo manuale di pop impopolare, pubblicato con l’album nelle edizioni limitate di vinile e cd.

Vasco Brondi per questo nuovo viaggio musicale sceglie compagni diversi dal solito: hanno contribuito alla ricerca del sound per questo disco produttori e musicisti come Federico NardelliMatteo Cantaluppi e Federico Dragogna.

Vasco Brondi traccia per traccia

Abbiare, abbagliare e altri verbi in cui credere: Illumina tutto fa partire il disco raccontando di Sara che cerca un po’ di buona sorte. Ci sono tante idee positive in questa canzone che sa di gioventù e di illusioni.

Ecco poi la title track, con le sue dinamiche musicali tutto sommato semplici e leggibili. Ma il testo parla di bombardamenti, di pace e di apocalisse: alla ricerca di Un segno di vita tra i germogli di Hiroshima e le schegge di una cometa. “Che bel rumore fanno le cose quando stanno per finire“: è quasi primavera, ma qui si continua a costruire, distruggere, ricostruire.

Mi hanno detto che…“: una serie di dicerie e di racconti fanno da premessa a Meccanismi, che sembra un po’ un seguito ideale di Chitarra nera, ma questa volta con una chiave positiva: la voglia di vivere che spaventa tutti, alla ricerca di risate e di qualcosa di positivo, perché da qualche parte dovrà pur esserci qualcosa di positivo.

La guerra e l’apocalisse finiscono anche in Fuoco dentro, che ospita la voce tagliente e alternativa di Nada, in un brano narrativo che parla di strade verso l’Oriente, di libertà, di sopravvivenza: insomma un classico Vasco Brondi, sempre a scrivere di personaggi inquieti e mai placati.

C’è fuoco anche in Incendio, che è il primo brano in cui la malinconia predomina, a inseguire la mareggiata della vita. Il fuoco e la luce sono una promessa di futuro e di sorprese, ma anche una richiesta di vicinanza e di protezione, con un ritornello ripetuto che non esce dalla testa.

Qui nell’epoca della grande svendita” non sventola nessuna bandiera, ma queste strade stupende non portano da nessuna parte: Fuori città ha ritmi lenti ma un fraseggiare serrato. La provincia è sempre tossica, e anche se la porta è semiaperta sembra che non si riesca mai a fuggire veramente.

Non ci sono cure alternative per la vita: Vista mare racconta ricordi di chi ieri ballava a piedi nudi sui vetri dei bicchieri, mentre ci si aggira tra i pirati disadattati, cercando di non stare più male. Sprecare la propria vita a volte può fornire anche un senso di serenità.

Ha un passo molto determinato Notti luminose, ancora tra palazzi in costruzione e macchine esplose, a dirsi che va tutto bene quando in fondo si sa perfettamente che è il contrario.

Qualche nota di pianoforte e nomi di ragazza che non si ricordano aprono Va’ dove ti esplode il cuore, a raccontare la provincia sonica e a tifare rivolta: uno dei cuori del disco si riconnette alle tematiche storiche di Brondi. La saggezza di Charlie Brown e di Snoopy regala qualche momento di apertura al presente.

A chiudere, ecco La stagione buona, che fa qualche numero raccontando chi passa la frontiera, in un brano che sa di profondo, che fa pensare ai ritmi di Paolo Conte, alle inflessioni di Capossela, mentre il violino elettrico di Rodrigo D’Erasmo sullo sfondo si traveste da chitarra di Marc Ribot e disegna panorami sui quali non è difficile sognare.

Mentre intorno tutto crolla, Vasco Brondi, che pure quando c’è da raccontare la disperazione non si tira indietro, decide di regalare qualche scintilla di speranza e di ottimismo, qui e là. Non che si sia trasformato, non che abbia ribaltato i tavoli: c’è una continuità assoluta tra l’epoca Luci della centrale elettrica e questo Vasco più maturo.

Il fuoco, la guerra, l’apocalisse, la provincia, ancora le luci sono i leit motiv di questo disco e di tutta la carriera. Ma questo realismo magico, queste luci disegnate, queste possibilità offrono letture diverse e nuove. C’è perfino un’ostinazione nel guardare avanti, senza perdere di vista le macerie che ci attorniano.

Con una rinfrescata al suono, senza che questo cancelli minimamente la possibilità di lavorare in profondità, Brondi tiene tutte le sue fiamme accese e si conferma una delle voci fondamentali di questo periodo storico, con il suo osservatorio che funziona dalla provincia nebbiosa, dall’intimo dell’io, eppure è capace di allargare lo sguardo in modo orizzontale, trasversale, universale.

Genere musicale: cantautore

Se ti piace Vasco Brondi ascolta anche: Giovanni Truppi

Pagina Instagram Vasco Brondi

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