Si intitola Colmare il nuovo album appena pubblicato dal cantautore Ventidue.
“Colmare – scrive il poeta Julian Zhara – è la distanza tra due corpi che si attraggono, tra i ricordi e il presente, il dolore e le risate che non hanno un perché – che significano essere vivi”. Gli orizzonti musicali e umani di Ventidue si sciolgono, come in certe giornate fanno cielo e mare, e la solitudine non ha più senso perché quando diciamo io è già altro e ognuno, tuffandosi nelle canzoni, può sentire il battito del proprio cuore. Il viaggio che intraprende Ventidue è verso una meta che non conosciamo: invita a spogliarci delle paure e a seguirlo, perché spostandoci ci avviciniamo di più a noi stessi. Non ha genere questo album. L’io che parla è un soggetto maschile, femminile, un soggetto neutro, eppure, come l’acqua limpida, aiuta a specchiarci e a vedere una nostra nuova essenza che pensavamo imperscrutabile
Ventidue traccia per traccia
Si parla di storie e di marinai in un’apertura malinconica ma anche epica come Venezia: il brano alterna momenti calmi a improvvise tempeste emotive e sonore.
Quanto è semplice segue pattern diversi ma l’umore non è poi così diverso. Un curioso movimento quasi techno emerge dai bassifondi del brano, procurando qualche contrasto interessante.
Un po’ più viva e colorata ecco Leggera e fragile, diade di aggettivi al femminile sorretti dalla chitarra e da una narrazione di fuga e di ricerca di un posto. Torna sul lato melodico Arrendersi, ma con un atteggiamento più compassionevole che struggente. Con sorpresa finale.
Marcetta curiosa quella che apre Per chi scorre, un po’ beatlesiana e sicuramente pop. I tuoi occhi ritorna al registro che è chiaramente più consono al cantautore, cioè quello sentimentale, con le vocali che si allungano e le lacrime che scendono.
Qualche battito un po’ più animato si riscontra in Ancora qui, in cui torna la chitarra, ma non l’allegria. Tocca poi a uno sguardo su Roma, esplorazione notturna sulla Città Eterna, con qualche evoluzione tra il geografico e il vintage.
Si chiude con le ultime malinconie di una piuttosto minimale Ciò che sei. Il brano si anima e racconta, diventando corale e più ricco a livello sonoro. Un congedo intenso e molto ricco di empatia.
Non è tutto originalissimo quello che si ascolta nel nuovo disco di Ventidue, ma è tutto ben fatto: un pop melodico e cantautorale spesso molto avvolgente, di buona qualità e di ascolto non troppo complicato, a dispetto di scelte sonore non banali.