Viola Violi, “Alma”: recensione e streaming
Si intitola Alma il disco d’esordio di Viola Violi, autrice e compositrice toscana che presenta in digitale otto tracce in cui racchiude tutto il suo mondo musicale.
Il titolo è un omaggio ad Alma Mahler, la “vedova delle quattro arti”, compositrice e scrittrice austriaca considerata femme fatale indomabile, tempestosa e tormentata, ex moglie e amante di molte figure note della scena artistica e intellettuale novecentesca e per questo discriminata ed esclusa.
Viola Violi traccia per traccia
Problemi di temperatura quelli esposti in un’energica e molto blueseggiante CSFU, che apre il disco e il discorso con grande verve.
Apertura a cappella invece per Alma, che coltiva ascendenze sudamericane ma si sente libera di apparentarsi a sonorità jazzate, e con la possibilità di scivolare in ritmi reggae.
Con eleganza si passa a Non ti perdere, soffusa e descrittiva, spinta da speranze di cambiamenti senza odio.
Apertura strumentale e poi vocale di Malaika, che si auto definisce ninna nanna ma suona irregolare e non troppo intenzionata a favorire il sonno, semmai il contrario, con elementi etnici sparsi.
Quindi un disco “old style”? Non proprio e non solo: ecco Femmina, ricca di personalità e di contiguità con l’hip hop.
Ricca di atmosfera, ecco Ancora, che lavora piano ma non rifugge il pathos, con un buon lavoro del drumming.
Pensieri che scorrono in un Mare di caffè, sincopata e souleggiante con un po’ di Pino Daniele sullo sfondo.
Le cose che non so si immerge in maniera frontale nell’hip hop, mostrando ulteriormente la versatilità dell’interprete.
Prova di notevole classe, quella di Viola Violi, in grado di seguire la tradizione, pur senza stare a fare troppo caso alle barriere di genere, mettendo in totale evidenza il proprio talento, sia in fase di esecuzione sia per la scrittura dei brani.
Genere: cantautrice
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