Voina, “Ipergigante”: recensione e streaming
Si chiama Ipergigante il nuovo album dei Voina: il duo di Lanciano mette su nove tracce che quanto a contenuti testuali hanno a che fare con l’itpop più malinconico, ma che per suoni si colloca molto più sul versante alt-rock.
“Ipergigante – scrivono i Voina su Facebook – è lo scontro tra il sentirsi pezzi di stelle e la prigione di questa stupida gravità. Tra i giorni vuoti e gli anni luce. Tra I bar tabacchi e la Via Lattea. Tra Il rumore delle feste comandate e il silenzio dei pianeti. Tra la provincia e l’universo”.
Voina traccia per traccia
“L’universo che collassa nella nostra stanza”: gira intorno alla frase più indie del disco Stanza, pezzo d’apertura molto malinconico del disco dei Voina.
Ma il duo abruzzese ha istinti rock sempre piuttosto spiccati: lo conferma Le Ore Piccole, inizio tambureggiante per una canzone contundente già presentata come singolo.
Molte rime baciate, qualche clap e una voglia di Uragani che spunta all’improvviso, in un pezzo atmosferico e meteorologico, ma soprattutto profondamente malinconico.
04. Mercurio Cromo, scritto proprio con il numero davanti, ha sonorità che possono far pensare all’hip hop e all’elettronica, mescolate però con una chitarra che taglia e gratta. “Io sono un iceberg”.
Non perde tempo Luna Park, che assale fin da subito con la sua estetica dei perdenti, con frasi come: “Io ti guardo come/non si dovrebbe/mai guardare il sole”. I suoni sono morbidi, il pianto è nella voce, la sconfitta sempre presente.
Si va in atmosfere piuttosto oscure con Korea, che evoca scenari galattici ma per parlare degli “Stati Uniti d’Ansia” e di un livello molto personale.
Per qualche secondo, con Shinigami, sembra di essere capitati in un disco diverso, con risatine e synth pop. Ma poi il cielo torna cupo, anche se con un pizzico di black humour (“andiamo a ballare/io porto la dinamite“).
Alcune situazioni d’odio e alcune situazioni d’amore evocate dal testo di Blu, che conclude con “meglio le vertigini che le abitudini” e con una chitarra molto indie rock che si propone sicuramente di dare le vertigini.
Si chiude con MDMA, un approccio farmacologico, risse nella testa e un riff semplice ma incidente. E alcuni concetti presenti quanto la provincia: “Quello che non ti uccide, fidati/che prima o poi ti uccide”.
La miscela proposta dai Voina non è sicuramente inedita ma è proposta in modo molto efficace, interessante, intelligente. Un disco scritto molto di pancia, ma efficace dalla prima all’ultima nota.