Weird Bloom è il progetto del musicista romano Luca Di Cataldo, giunto al suo terzo lavoro discografico, intitolato Stargate. Un concentrato di rock’n’roll che vede la collaborazione di Don Bolles (The Germs, Ariel Pink, Fancy Space People) e si pone come un omaggio al multisfaccettato universo glam, nella fattispecie il filone più sfarzoso, divertente e irriverente del glitter rock: un viaggio cosmico attraverso galassie di lustrini e refrain al vetriolo che, a differenza del precedente Blisstonia, abbraccia un’idea di rock duro e crudo, più materico, fuzzy, senza fronzoli e pensieri, riproponendone l’immortale attitudine spensierata.
Weird Bloom traccia per traccia
Una sorta di vangelo hippy, con cori e allucinazioni anni Sessanta, apre il disco: si apre lo Stargate, benvenuti allo show. Il quale show guadagna subito in termini di ottani con Young Men: tra glam e rock’n’roll, la band concentra le proprie vibrazioni, tra T.Rex e Mott The Hoople, con ondate vintage ineludibili.
For You gioca più in territori tipo Alice Cooper o Kiss, con la chitarra che si prende la scena ma la condivide con i coretti e con una sezione ritmica che viaggia veloce e fluida. Molte cose si possono fare il sabato sera, lo sa anche Elton John: ma per i Weird Bloom Saturday Night is Breakin’, e chissà cosa succederà. Qui si viaggia su ritmi più contenuti ma sempre su modalità rock’n’roll.
Torna subito a correre Dum Dum Boogie, che se la balla tra esplosioni e divertimento, in un brano bruciante che rimane in testa. Parte piano Summer be my Hammer (che visto l’ambito sonoro potrebbe anche richiamare classici anni ’60 che parlavano di martelli), ma poi accelera e martella un po’, appunto.
I am a Razorblade rimane a mezza velocità ma sale progressivamente di colpi, con un certo fascino che si sviluppa un po’ per volta. C’è però bisogno, in maniera definita, di uno Human Friend, che ha un sapore spiccatissimo di glitter, di glam, di New York Dolls e di tutta quella roba lì.
Tempo per le ultime sgasate: ecco Fire in the Night, con tutti i suoi fuochi, d’artificio e non. Un po’ meno accelerata She can be explosive, che gioca un po’ con i falsetti e si appoggia a una robusta linea di basso.
“Divertente” è il primo aggettivo che arriva alla mente parlando del disco dei Weird Bloom. Ma anche ben fatto, coerente, vibrante dalla prima all’ultima nota, il che è fondamentale per un progetto che evidentemente non si prende troppo sul serio ma che ciononostante suona molto seriamente. Tra archeologia musicale e leggerezza, per allietare un presente che ha sempre più bisogno di sorrisi.