Dopo l’uscita, in un appropriatissima data come il 25 aprile, del singolo Giorgia nel Paese che si meraviglia, la storia di un amore mai davvero finito, quello tra una parte dell’Italia e il fascismo, Willie Peyote pubblica il nuovo ep, Sulla riva del fiume.

Sei album pubblicati dal 2011 al 2022, un lungo elenco singoli e collaborazioni, una voce sempre “contro” e dotata di originalità, capace di coniugare hip hop e cantautorato risultando sempre attuale e abrasivo.

Willie Peyote traccia per traccia

Su una base che qui e là funkeggia, Cosa te ne fai è un’apertura piuttosto amara dell’ep, con qualche contrasto e anche un senso cinematografico e drammatico. Il lato romantico e un po’ sottone di Willie si fa spazio, anche se in modi accennati più che gridati.

Un alveo r&b con un po’ di organo elettrico e una sinuosa linea di basso (erano vent’anni che non scrivevo “sinuosa linea di basso” ma quando ci vuole ci vuole) contraddistingue Sulla riva del fiume, che mette in rilievo il lato più critico e attento al contemporaneo del rapper torinese, acidino come si conviene e sempre in grado di fare i nomi (tipo quella “Chiara” che nasconde le crisi mettendo in rilievo i bambini). “In teoria che differenza c’è fra talento e pazzia?” chiede un pezzo dai toni scuri, che parla di errori e di colpe, insistendo nel finale.

Di chi sia la colpa se l’Italia è mezza fascia invece non saprei dire, ma è un dato di fatto: nella storia d’amore raccontata in Giorgia nel Paese che si meraviglia si celebra la donna forte che saluta con la mano destra. Le fragilità del presente si curano con la nostalgia del passato, in un pezzo molto dinamico che racconta le vibrazioni politiche senza moltissime speranze per il futuro. Anche se “Quest’amore è una bugia”: ma sembra che di bugie i nostri connazionali vadano piuttosto ghiotti.

Pianoforte e molta malinconia in Buon auspicio, che popola di metafore un amore che è arrivato al capolinea. Guglielmo vorrebbe la disciplina degli invasati che fanno ginnastica in vetrina prima di andare in ufficio, ma poi si confronta con se stesso e capisce che non è roba per lui. Fiati e tasti accompagnano verso il finale di un pezzo tristissimo, forse fra i più struggenti della carriera.

A dispetto di una partenza morbida, ci si riprende un po’ a livello di umore con Piani, che mostra invece un volto per lo più sorridente. Lei gli rovina i piani e mette incertezza sul domani, ma tanto le convinzioni sono poche e ballerine a prescindere.

A chiudere ecco Narciso, che rimane sul personale e parla di gioie passeggere e di preghiere sottovoce a un dio che non c’è. La considerazione di fondo è che non si trova mai pace in questo mondo che si specchia e non si piace.

Risulta evidente che la scelta dell’ep sia anche figlia dell’idea di voler regalare qualche nuova canzone in vista del tour. Ma come sempre Willie Peyote le cose le fa bene e sul serio, perciò il lavoro è intenso, ricco di spunti e molto vitale. A prescindere dai due pezzi bandiera dell’ep, sembra che Willie si sia concentrato di più sul personale, richiudendosi forse un po’ come abbiamo fatto tutti nel post covid.

Ci sarà tempo per tornare a vedere qualche alba un po’ diversa e forse anche più speranzosa, soprattutto dal punto di vista politico e civile. Per il momento il discorso si può anche fare mantenendosi un po’ di più sull’intimo e alzando la voce meno spesso. Tanto i messaggi arrivano comunque e sono sempre molto ficcanti. E tanto, prima o poi, i cadaveri sulla riva del fiume passeranno.

Genere musicale: hip hop, indie pop

Se ti piace Willie Peyote ascolta anche: Dutch Nazari

Pagina Instagram Willie Peyote

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